BASA

214 L. Salbego IV. « Essentia » ne! Monologion di S. A nselmo Se il termine essentia poteva ancora creare qualche imbarazzo, per la sua novità, ad uno scrittore corne Agostino che, tuttavia, Io usava con una certa frequenza, riconoscendo la mancanza di un termine più adeguato ad esprimere il greco oùçlcx, è senz'altro indubbio che tali perplessità, riguardanti il termine, ebbero modo di dissiparsi totalmente lungo i secoli che dal filosofo di Ippona portano ad Anselmo. A testimoniare tutto questo basterebbe la sem– plice constatazione che Anselmo, nel sua Monologion, opuscolo assai esiguo corne mole, usa il termine assai più di quanta, prima di lui, non avesse fatto Agostino nel vasto trattato sulla Trinità. Resta ora da veder.e se a questo incremento, per cosl dir·e quan– titativo, nell'uso del termine, corrisponda una apprezzabile evolu– zione anche dal punto di v,isM del suo significato, o se, invece, più che di diversità, nell'uso di essentia, si debba parlare, in riferimento alla concezione anselmiana, di puntualizzazioni che chiariscono aspetti particolari del pensiero agostiniano sull'argomento, rimanendo pero sostanzialmente fedeli ad esso. Esaminando più da vicino l'uso che Anselmo fa di essentia nel Monologion, va subito notato che manca in quest'opera una ricerca sulla genesi del termine in esame. Agostino nel De Trinitate, a più riprese, aveva ribadito la derivazione di essentia da esse, preoccupato forse di imporre all'uso comune un termine ancora duro, non solo per l'orecchio di qualche raffinato purista, ma anche per la più grande massa degli studiosi e dei filosofi. Anselmo non fa, almeno nel Monologion, alcun accenno del genere; evidentemente l'uso di essentia, divenuto del tutto comune e la gamma dei suoi significati, almeno tacitamente codificata in formulazioni a tutti accette, dovevano rendere perfettamente inutili ulteriori precisa– zioni etimologiche. Anche per Anselmo, essentia significa, in piena fedeltà alla definizione agostiniana, « cio che una cosa è; cio che fa sl che una cosa sfa quello che è ». P.arlando ad esempio della contem– poranea ipotetica esistenza di più somme nature, Anselmo definisce la loro essenza corne l'ipsum quod ipsae sunt 23 , il loro « essere », 23 ANSELMUS , Monologion, c. IV, Opp. 1, pag. 17, 15.

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