BASA
218 L. Salbego quale, ultima, è perfettamente uguale al suo dire. Ecco il testa an– selmiano: Nullo namque pacto fieri potest aliquid rationabiliter ab aliquo nisi in facientis ratione praecedat aliquid rei faciendae quasi exemplum, sive aptius dicitur forma, vel similitudo, aut regula. Patet itaque quoniam priusquam fierent universa, erat in ratione summae naturae quid aut qualia aut quomodo futura essent 47 • Se dunque le case non erano, prima di essere fatte, cià che ora sono, non tamen nihil erant quantum ad rationem facientis 48 . E chiarendo il significato di questa ratio preesistente alle case stesse, Anselmo la definisce una locutio 49 , un dire le case, paragonabile a quello con cui l'artefice, che sta per fare un'opera, la dice prima dentro di sé, con un concetto della mente. Chiarito ora il rapporta tra le case create e la somma essenza, la creatrix essentia, resta da vedere corne Anselmo, nell'assoluta unità di questo primo principio, riesca a mettere in luce una trinità ineffabile, ma reale. Il somma spirito crea le case col suo dire; ma questa sua locutio che è perfettamente identica a lui, consta di una sala parola. Con quest'unica parok dunque, egli dice se stesso e le case e tutto cià che è in lui è nella sua parola, nata da lui e perfettamente uguale a lui; questo verbo, distinto dal somma spirito da un rapporta di generato a genitore, costituiisce al tempo 1 stesso un'assoluta unità con lui, cosl che l'uno è l'essenza dell'altro. Il somma spirito-padre e il verbo-figlio amano ognuno, di uguale amore, sé e l'altro; questo amore, a sua volta, è identico ad essi ed è, con essi, l'unico somma spirito. Dunque il padre, il figlio e l'amore, o spirito di entrambi, sono uguali tra loro e ognuno di essi, da solo, è tutto cià che appartiene necessariamente alla somma essenza, senza che per questo si passa affermare l'esi– stenza non più di una, ma di tre somme essenze. A questa ineffabile trinità, che si manifesta nell'assoluta unità della somma essenza, deve tendere l'anima corne alla sua beatitudine, tanto più che, già in sé, essa ne porta l'immagine. A conclusione di questa indagine sul termine essentia, condotta all'interno del Monologion, emergono alcuni dati interessanti: a) Anselmo rimane sostanzialmente fedele, nell'uso di essentia, alla concezione del termine già riscontrata in Agostino. Essentia sta, in 47 ANSELMUS, Mon .; c. IX, Opp. I, pag. 24, 12-16. 48 ANSELMUS, Mon.; c. IX, Opp. I, pag. 24, 19. 49 ANSELMUS, Mon.; c. X, Opp. I, pag. 24, 2.5.
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