BASA

Necessità e libertà di Dio 247 che rimane sempre vero, anche se la ragione non riuscisse a dimo– strarlo. Questo il significato del credo ut intelligam » 7 • Da questo atteggiamento di fonda deriva la novità del metodo anselmiano rispetto agli autori che l'avevano preceduto. Si potrebbe notare infatti che anche altri si erano già serviti della dialettica per chiarire i fondamenti della fede, i motivi della sua credibilità, la validità logica di alcune proposizioni cui il cristiano è tenuto a credere. Perà in agni casa si trattava di un metodo sussidiario, per dir cosi di complemento, rispetto a quello che era considerato il principale metodo d'indagine, cioè la ricerca e la raccolta dei passi della Sacra Scrittura e dei padri su cui si potesse fondare la validità di un discorso concernente le verità di fede. Il maestro di Anselmo, Lanfranco, pur affermando la legittimità dell'uso della dialettica in materia di fede, sembra tuttavia che voglia giustificare e, direi quasi, scusare se stesso quando vi fa ricorso; ed egli ricorda che nel concilia romano del 1050 il papa Leone IX l'aveva invitato a criti– care la dottrina di Berengario sulla base dei testi scritturali e patri– stici, non con argomentazioni dialettiche 8 • Gli stessi autori consi– derati eterodossi, da Gotescalco a Berengario, non avevano mai pensato di prescindere dall'autorità della Sacra Scrittura; e non accorte ricordare che pochi anni prima della stesura del Monologion un Otlone di S. Emmerano considerava le argomentazioni dialettiche came tentazioni diaboliche 9 • Alla base di questo atteggiamento pressoché unanime degli autori precedenti c'era la convinzione (non sempre chiara e consa– pevole in alcuni, ma sottintesa da tutti) che ammettere l'interiore razionalità della verità e della realtà, tale da pater essere calta dalla ragione mediante procedimenti rigorosamente logici, significasse porre 1 Ibid., p. 184. 8 LANFRANCUS CANTUARIENSIS ARCHIEPISCOPUS, Liber de corpore et sanguine Domini: «Post haec praecepit papa ut ego surgerem,... fidem meam exponerem, expositam plus sacris auctoritatibus quam argumentis probarem »: Patr. lat., vol. 150°, col. 413. 9 ÜTHLONUS S. EMMERAMMI, Libellus de suis tentationibus, varia fortuna et scriptis: « Recede ergo, miser, ab hac dementia; quia, sicut saepissime. tibi patefactum est, delusione circumvallaris diabolica. Attende, o captive, ne tu sis ille de quo dicit Psalmista: Dixit insipiens in corde sua: Non est Deus. Diabolus quippe satis agnoscens universos confugientes ad me veniam promereri posse, omnigenis delusio– nibus retrahit eos ab ipsius aditu veniae, hoc est a fide, immittens videlicet fraude solita huiusmodi cogitationes »: Patr. lat., vol. 146°, col. 41.

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