BASA
250 F . Corvino peccare), ma cerca soprattutto una definizione della libertà di Dio, il quale non puà scegliere che se stesso, ossia il sommo bene e la somma giustizia. Ma questo è già un punto di arrivo, preparato da una serie di considerazioni contenute negli altri libri. Anzitutto è indiscutibile che per Anselmo la libertà è uno degli attributi di Dio, in base alla regola stabilita nel cap. XV del Monologion e nel cap. V ' del Proslogion 13 , secondo cui a Dio vanno applicati tutti quegli attributi che sotto ogni aspetto sono migliori del loro contrario; cos!, ad es·empio, l'essere sapiente è migliore che essere non-sapiente, mentre l'essere corpo non è migliore della sua negazione, essere non-corpo, ovverosia spirito. Sebbene Anselmo non lo dica esplici– tamente, risulta chiaro dal contesto di questi suoi scritti che egli considera la libertà corne una perfezione del tutto positiva, e che quindi va senz'altro considerata corne un attributo di Dio. Più esplicitamente viene affermata (nel cap. VII del Proslogion) l'onnipotenza di Dio; ma subito Anselmo si rende conto che Dio « non puo tutto » 1 4, se si prende l'espressione in senso strettamente letterale, perché Dio non puo corrompersi né mentire né fare che il vero sia falso, per esempio che do che è avvenuto non sia avve– nuto, e aitre cose simili. A tale obiezione Anselmo risponde che solo per un'improprietà del linguaggio noi usiamo in questo caso l'espressione « non puà », mentre in realtà la capacità di fare quelle cose (corrompersi, mentire, ecc.) non costituisce propriamente una potëntia, ma un'impotentia, perché implica o una passività di fronte a un altro potere che agisca in senso contrario o una perversione morale. Sullo stesso argomento Anselmo ritorna più volte, nel De veritate, nel De libertate arbitrii, nel De casu diaboli 15 , e in tutti questi luoghi si richiama al suo generale criterio interpretativo del valore del discorso, secondo cui non bisogna guardare alla forma verbale delle proposizioni, ma al loro contenuto reale. Tutta la logica di Anselmo è caratterizzata dal rifiuto di qualunque tentativo di far coincidere la verità della proposizione con la struttura formale della proposizione stessa: in lui prevale nettamente il criterio se– mantico, che tiene pet costante punto di riferimento il mondo della 13 Monologion, cap. XV, Opp. I, pp. 28-29; Proslogion, cap. V, Opp. I, p. 104. 14 Proslogion, cap. VII, Opp. I, pp. 105-6. 15 De veritate, cap. VIII, Opp. I, pp. 187-8; De libertate arbitrii, cap. I , Opp. I, p . 208; De casu diaboli, cap. XII, Opp. I, pp. 253-4.
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