BASA

Necessità e libertà di Dio 253 derabile, mentre agni potere è pet se stesso desiderabile: liquet igi– tur malorum possibilitatem non esse potentiam. 27 In base a queste considerazioni Anselmo ha elaborato quindi il sua concetto della libertà divina, che gli permette aitres! di con– ciliare - almeno in questa fase del sua pensiero - l'idea di un or– dine razionale delle case, di una interiore coerenza e razionalità della opera divina, con l'idea della libera volontà di Dio. Infatti tutto cio che Dio fa, Io fa liberamente; ma egli ha il potere di creare soltanto il bene, perché soltanto il bene è reale, e agni realtà è bene. Invece il nulla e il non-essere, non essendo realtà, non sono certo beni. Di conseguenza, tutto cio che è reale è per se stesso intelligibile, perché proviene necessariamente dalla somma verità e dalla somma giu– stizia.28 Tuttavia la tesi seconda cui l'impossibilità di fare il male non si deve considerare un limite della libertà del volere divino, anzi ne è il peculiare carattere, non elimina l'obiezione di fonda della po– sizione volontaristica, che afferma la radicale contingenza di tutto cio che Dio fa perché vuole farlo, sicché le verità di fatto non possono trasformarsi in verità necessarie . Invero nel secolo XI nessuno dei sostenitori del volontarismo teologico aveva mai affermato che Dio puo fare il male: su questa questione Pier Damiani era stato molto esplicito, in quanta anch'egli condivideva il punto di vista che il ma– le è non-essere, è nulla: quidquid Deus facit, bonum est atque ideo aliquid est, et quicquid ille non facit nihil est. 29 Di conseguenza, anche per Pier Damiani non c'è contraddizione tra l'affermare la onnipotenza di Dio e il negare la possibilità di Dio di fare il male: atque ideo nihil praeiudicat si dicamus Deum omnia passe, licet mala non possit, cum mala non intra omnia sed extra omnia potius de– beant supputari. 3 ° Cio nondimeno_, Pier Damiani e i sostenitori del volontarismo teologico erano ben lontani dall'ammettere che si po– tessero comprendere le « ragioni necessarie » dell'azione divina, in quanta il loto criterio del bene e della giustizia era nella stessa li- 2 ' Ibid., lib. IV, 2, 44, p. 130. 28 « De hoc enim malo quaestio nasci videtur, quoniam si esset aliqua essentia esset a deo, a quo et necesse est esse omne quod aliquid est, et impossibile est esse peccatum sive iniustitiam »: De casu diaboli, cap. XXVI, Opp. I, p. 274, 26-29. 29 S. PIER DAMIANI, De divina omnipotentia cit. (ed. Brezzi-Nardi), p. 100. 30 Ibid., p. 110.

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