BASA
S. ECC. MONS. MATURINO BLANCHET Io sono il meno indicato e il più obbligato a parlare di Mons. Blanchet. Mi ritengo il meno indicato perché ci sono in Diocesi - e anche qui presenti - moite persone che prima di me e meglio di me hanno goduto la vicinanza e la confidenza del Vescovo testè defunto: quelle persone avrebbero da dire cose assai più inte– ressanti di quelle che io dirà. Nello stesso tempo io sono il più obbligato a parlare, in quanto ho più di ogni altro il dovere di ricor– dare il mio venerato Predecessore; senza dire che ho anche il dovere di richiamare al popolo valdostano la bella lezione che ci fu im– partita da Mons. Blanchet. Per quasi trent'anni è durata la lezione di questo degnissimo Maestro; ora che la morte ne ha sigillate le labbra, è necessario raccogliere gl'insegnamenti per conservarli corne una sacra eredità. Mi si lasci dire che l'insegnamento di Mons. Blanchet cadeva continuo e lieve corne i fiocchi di neve sulle cime dei monti; per questo non produœva né stupore né scalpore. Chi si meraviglia, in Valle d'Aosta, quando nevica? Semmai ci sarebbe da meravi– gliarsi, e perfino da sgomentarsi, se non nevicasse. Avviene cosl che tutti accettano corne naturale il fenomeno della neve e pochi sol– tanto pensano agli effetti che essa produce. Chi sa vedere in essa l'origine della vita? Chi ricorda che la neve è la più ricca riserva d'acqua per irrigare i campi, per estinguere la sete degli uomini, degli animali e delle piante, per purificare l'ambiente e le persone? Chi pensa che la neve - dopo essere diventata acqua - si tra– sforma ancora in luce che vince il buio della notte, in energia che allevia la fatica umana, in forza trainante che conduce gli uomini ad incontrarsi tra loro, in voce della radio e del telefono che valica tutti i confini per unire nazioni e continenti, in immagine televisiva che invade in pochi momenti tutte le contrade della terra? Pochissimi - che io sappia - son coloro che riflettono sulla molteplice preziosità della neve e dell'acqua; ma quel poeta-santo che si chiamà Francesco d'Assisi, andava in estasi davanti a suora Acqua e la trovava « molto utile e umile e preziosa e casta » .
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