BASA

XXXVIII Ovidio Lari colarmente di teologia mistica. 1 maestri preferiti furon sempre i dottori spagnoli del Carmelo: S. Giovanni della Croce e S. Teresa d'Avila. In S. Giovanni della Croce ammirava la teologia che si trasforma in poesia: una poesia capace di rendere in immagini plastiche l'estasi dell'unione con Dio, il tremore della preghiera, Io stupore della fede, il balenlo della carità. S. Teresa d'Avila gli piaceva più ancora di S. Giovanni della Croce. Lo sorprendeva, lei che era una donna, con quella sua prontezza di spirite, con quella sbrigativa capacità di risolvere in due parole le questioni più ingarbugliate. In più S. Teresa fa grande usa d'immagini tolte dalla vita e dal lavoro dei campi. Quando parla dell'orazione, dice che certe volte, pregare, è difficile came tirare acqua da un pozzo profonde con arnesi pesanti e resistenti alla volontà di chi li adopera. Altre volte, invece, pregare è facile came lasciare scorrere l'acqua nei ruscelli dell'orto o del prato. Possiamo figurarci Mons. Blanchet davanti a questi esempi. Lui che aveva il gusto di lavorare l'orto e d'irrigarlo, lui che del lavoro faceva preghiera e della preghiera faceva lavoro, doveva rimanere a bocca aperta davanti a immagini cosl fresche e cosl vere. Mi si lasci anche dire che negli esempi di S. Teresa io ho trovato la luce per conoscere il carattere di Mons. Blanchet. Ed ecco in qual modo. Poco dopa la mia elezione a vescovo di Aosta, ebbi una lettera di Mons. Blanchet che mi lascio interdetto. Mi invitava molto sbrigativamente a venire tranquille ad Aosta, perché qui avrei trovato un buon clero e della brava gente; poi mi diceva di star contenta perché qui avrei trovato un orto che era, a sua giudizio, la casa più bella della città; aggiungeva che in quell'orto Lui aveva passato le ore più felici della sua vita di vescovo e termi– nava cosl: « Ora tentano di togliere l'acqua dell'irrigazione all'orto del vescovo, e forse prenderanno l'occasione del mio allontanamento per compiere questo sopruso; ma lei non ceda: il diritto ad avere l'acqua c'è e lei deve farlo valere ». Questa lettera, Io confessa, mi parve strana; ma poi quando ebbi conosciuto personalmente Mons. Blanchet, vidi in essa il docu-

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