BASA

Duemila anni di civiltà urbana 129 tativa in grado di sfruttare al massimo un peso contrattuale all'origine del quale s'indovina la presenza di un ben articolato gruppo dire– zionale, in grado di sostenere le controversie con le popolazioni della pianura per l'utilizzazione delle acque 50 , di concedere o proibire il transito, riscuotendo pedaggi (magnis cum portoriis mercatores ire consueverant 51 , ricorda Cesare): persino dagli eserciti: una dracma per soldato, da Decimo Bruto, nel 43 a.C. 52 , maneggiando, quindi, se non addirittura, come si affermò a lungo, coniando moneta 53 • E 50 STRAB., IV, 6, 7; Dro., framm. 74, 1. D . GRIBAUDI, Il Piemonte nell'an– tichità classica, Torino, 1928, pp. 305 sgg.; BERETTA, cit., p. 11. 51 B. G., III, 1. 52 Cic., Epist. Fam., X, 23 e XI, 23; STRAB. , IV, 6, 7; BAROCELLI, Forma Italia?, cit., p. XXX; SERENI, cit., pp. 107, nota 29 e 135, nota 23; BERETTA, cit., pp. 18. 53 Benchè la definizione di « monete dei Salassi », avallata dall'autorità di T . MOMMSEN, Die nordetruschischen Alphabete auf Inschiften und Miinzen, in Mitteilungen der Antiquarischen Gesellschaft in Ziirich, VII, 1853, pp. 250-252, e ripetuta da molti (A. DE LONGPÉRIER, Monnaies des Salasses, in Revue nu– mismatique, 1861, pp. 333-347; E. FERRERO, F. VoN DuHN, Le monete galliche dell'Ospizio del Gran San Bernardo, in Mem. Accad. Scienze di Torino, XLI, 1891, p. 331) anche recentemente (SERENI, cit., p. 135 e nota 23), per un gruppo di aurei scoperti nel secolo scorso, oggi sia accantonata, in quanto le monete stesse vengono riconosciute come galliche e transalpine (A. PAUTASSO, Le mo– nete attribuite ai Salassi, in Le monete preromane dell'Italia settentrionale, Varese, 1966, pp. 137-153; ID., Contributi alla documentazione della moneta– zione padana, in Sibrium, X, 1970, pp. 161-187; ID., Helvètes ou Salasses ?, in Revue suisse de Numismatique, LI, 1972, pp. 40-46; M. 0RLANDONI, Catalogo della raccolta numismatica dell'Accad. di Sant'Anselmo, in Bulletin de l'Académie Saint-Anselme, XLV, 1971, pp. 163-164, nn. 38-39: «stateri aurei dell'alta Valle del Rodano già attribuiti ai Salassi»), non si può escludere tuttavia che i Salassi fossero in grado di provvedere anche ad una coniazione propria. E', del resto, memoria dell'« oro dei Salassi», causa non ultima della conquista romana, secondo diceva Strabone (IV, 6, 7), seguito da molti moderni (PAIS, Rendic. Lincei, XXV, cit., p. 15; BAROCELLI, Forma Italia?, cit., col. XXIX; BERETTA, cit., p. 54 ); sembra averne dato conferma il ritrovamento recente di una pepita nel tumuro preromano di Emarères : R . MOLLO, F. MEZZENA, Scavi e scoperte: Valle d'Aosta, in Studi Etruschi, XLIV, 1976, p. 468, n . 82. Sui giacimenti e 3ull'estrazione del minerale aurifero in Val d'Aosta, oltre le indicazioni già con– tenute in E. ARTOM, L'industria dell'oro presso i Salassi, in Bollett. storico-

RkJQdWJsaXNoZXIy NzY4MjI=