BASA

TIRSI MARIO CAFFARATTO IL CULTO DI SAN GRATO A MONCALIERI In precedenti miei studi ho messo in rilievo quale grande scia– gura sia stata la peste per le popolazioni subalpine 1 , questo flagello che precedendo la fame e la guerra nella famosa invocazione: « a peste, fame et bello, libera nos Domine », ha seminato per secoli il terrore e la morte. Anche a Moncalieri la peste ha menato strage, basti pensare che di« epidemie» in un solo secolo, dal 1400 al 1502, ne sono ricordate nei documenti d'archivio circa una decina (1419-22, 1429-30, 1438, 1451-52, 1458-59, 1464, 1471, 1474-75, 1502). Certo non sempre si sarà trattato di peste, chè si dovrebbe pensare in questo caso ad una vera e propria endemia; indubbiamente però essa comparve abbastanza frequentemente, per poi sparire per quasi tutto il '500 e ripresentarsi in forma sempre più violenta prima nel 1575, poi nel 1598-99 e quindi nel 1630 2 • Contro questa tremenda sciagura ben misere erano le difese, nulle quelle offerte dalla medicina, scarse quelle apprestate dalle autorità politiche e sanitarie, così il genio del popolo si affidava ad alcuni precetti sostanziali: si dicevano cioè cause della pestilenza le cinque F: Fames, Fatiga, Fructus, Femina, Flatus (fetore, miasma in genere) e si opponevano al suo diffondersi le tre F: Ferrum, Flamma, 1 T .M. CAFFARATTO, Il flagello nero, Torino 1967; In., La peste in Piemonte, Ann. Osp. M. Vittoria Torino, Ciriè 1966. 2 Vedi a questo proposito: T.M. CAFFARATTO, I Medici e la medicina nell'antico Piemonte, La Farmacia Nuova, Torino 1976; In., in Rivista di Storia della Medicina, Roma 1975, II.

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