BASA
San Grato a Moncalieri 361 chiameremo « ecologico » cioè dei disastri della natura, inondazioni, terremoti, grandinate, siccità, pioggia di locuste ecc. non si sarebbe dovuto mettere alla pari di altri più noti intercessori nel dominio delle epidemie, come San Sebastiano o San Rocco. Ma la spiegazione è assai semplice. Già da più di un secolo San Grato era venerato dai cittadini moncalieresi i quali a lui si rivolgevano in tutti i casi dispe– rati; inoltre, al termine della« Narratione »vi è una preghiera« Oratio contra pestem » che così suona: « Exaudi nos de ccelo, et dimitte peccata servorum tuorum, ne affligat eos pestilentia aut corruptus <er, neque obsideat portas eorum omnis plaga, et universa infirmitas »; il che significa che la peste veniva associata alla corruzione dell'aria, ciò che del resto pensavano anche i medici di allora, e quindi qual migliore difesa contro questo morbo della intercessione di San Grato che aveva potere sugli elementi della natura? 6 • Era perciò naturale che i buoni moncalieresi invocassero il loro patrono San Grato in questo terribile frangente. Ma come era iniziata questa devozione ? La storia comincia con il dono di parte di una vertebra di San Grato fatto nel 1431 dal Capitolo della Cattedrale di Aosta ad Amedeo VIII Duca di Savoia in ringraziamento per una cospicua donazione da lui fatta alla Chiesa aostana. Dopo circa quarant'anni Jolanda di Savoia « Jino dett'Anno 1475 in tempo che abitava nel Castello del presente luogo di Moncalieri mossa d'affetto spirituale e per dimostrare a questo Popolo la grattitudine del!' animo suo et de– siderio di giovarli col havergli procurato il dono di un pezzo d'osso di schena della relliquia di S. Grato vescovo della Città d'Auosta, ove giace il resto di quel santo corpo et esso con intervento del Rev. 6 Del resto io ho trovato nel Libro dei conti del 1600 di Lanzo Torinese nel– l'elenco delle spese sostenute durante la peste del 1598-99 la voce: «Speso per una grossa torchia presa a San Grato ad Aosta»; e F. MrNIOTTI e C. NOVERO, (Le epidemie in Caselle Torinese, 1972) hanno notato negli ordinati di questo Comune che in data 23 agosto 1598 «l'Arcivescovo di Torino ordina che il giorno di San Grato sia di– chiarato festivo », e questo appunto per richiedere la protezione del Santo durante l'epidemia che infìeri in quell'anno.
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