BASA

Introduzione 13 rossia la carenza da lui segnalata di un'adeguata esposizione della storia eporediese. Per ovviare a questa lacuna, « mi feci ad investigare - scrive l'A. - gli archivi... leggere autori... osservare le tradi– zioni » (1 6 ). Il nostro si diede a compulsare gli archivi della Città, quello vescovile, gli archivi dell'abbazia di S. Stefano, di numerosi monasteri e conventi. La sua indagine non dovette essere esente da difficoltà. A più riprese l'A. si rammarica della «privazione» di gran parte del materiale antiquario, dovuta a pestilenze, guerre, incendi... Ma, soggiunge, «non ostante in una scarzità così grande... abbiamo ricavato quanto basta a dare una giusta idea delle fondazioni de conventi, monasteri, parrocchie... » ( 17 ). Quel « quanto basta » appare assai significativo nel commi– surare e segnare i limiti dell'opera dello storiografo settecente– sco. Dalla consultazione di tanti archivi e di così ingenti fonti documentarie (quelle narrative come si può rilevare dal testo, sono ridotte all'indispensabile), ci si sarebbe attesi una messe di notizie tale da gareggiare con lopera, ben altrimenti estesa e nutrita del Benvenuti. Nulla di tutto ciò. La breve cronaca del Robesti, nonostante la sua importanza (chè, tutto sommato, costituisce la prima trattazione organica dell'argomento), è stata volutamente ristretta dall'Autore in limiti ben precisi e, dicia– molo pure, assai modesti. Le Notizie Storiche non esulano dallo schema tipico di simi– lari trattazioni erudite sei-settecentesche, di contrade viciniori (si ponga mente, per esempio, all'erudizione storica valdostana anteriore al De Tillier). Dopo un breve accenno all'epoca ro– mana, l'A. si estende sulle vicende generali ed eporediesi alto– medievali, sino ad Arduino ed alla dedizione ai Savoia. Poi la cronaca si fa spicciola, ricca di dettagli rari o curiosi, d'effeme– ridi varie, di notizie inedite. La parte dedicata alla storia reli– giosa della città sovrasta tutte le altre. Notevole l'accenno, quasi nostalgico, che l'A. dedica alle antiche libertà comunali, di cui non sussisteva al tempo suo che un pallido e formale ricordo. (16) Cf. infra, Prefazione, p. [Il]. (17) Ibidem, p. [III].

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