BASA

Introduzione 17 moderni: dal Boggio ( 42 ), al Carandini, che fu il primo esplora– tore sistematico del Robesti ( 43 ), al Benedetto ( 44 ). * * * A breve tempo dalla realizzazione della superba edizione del Benvenuti, quella che qui offriamo del Robesti apparirà senza dubbio, per il contenuto, per la mole, ed anche riguardo alla presentazione, una «parente povera», ma certamente non su– perflua. Ci è sembrato anzitutto doveroso che venisse finalmente fatta conoscere e rivalutata l'opera di chi, degli studi storici epo– rediesi, è stato il pioniere. Positivo è poi il fatto che, a poca distanza l'una dall'altra, vedano la luce le due principali fonti narrative concernenti Ivrea. Il che rappresenta, ed ogni erudito ben lo sa, un avvenimento culturale di rilievo. Se dovessimo formulare un augurio, è che non tardino ad essere pubblicate anche le opere del Bolognino e del Borla. Questa «quadricromia», oltre che per il valore intrinseco delle opere, costituirebbe una tappa fondamentale per la cono– scenza della storiografia canavesana del Settecento ( 45 ). IV CRITERI D'EDIZIONE Nella presente edizione sono state riprodotte esclusivamente le Notizie storiche d'Ivrea (pp. 1-168 del ms.). Sono stati invece tralasciati la Series Episcoporum Eppore- (42) G. BOGGIO, La parrocchia della Cattedrale d'Ivrea, cit., pp. 65-66. (43) F . CARANDINI, op. cit., s. v. Robesti, p . 630. (44) C. BENEDETTO, op. cit. A dir vero, il Benedetto non fa menzione del Robesti tra le sue fonti, ma lo cita nel testo rispettivamente a p. 16 (refuso tipografico Roberti) e a p. 80 (dizione esatta). (45) Sull'interesse che cominciano a destare le storiografie regionali, vedasi: R. ORDANO, Jacopo DUJraJndi, Vercelli 1969; L. CoLLIARD, Recenti studi sulla storiografia vallesana, Aosta 1973; ID., La Culture vald6taine au cours des siècles, Aoste 1976.

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