BASA
60 André Zanotto zetti, qui sera reprise par les autres feuilles de l'époque: « Il Manzetti trasmette direttamente la parola per mezzo del filo telegrafico ordinario con un apparecchio più semplice di quello con cui ora si scrive, ed ormai potranno due negozianti trattare istantaneamente dei loro affari da Londra a Calcutta, annunziarsi le loro speculazioni, proporle, com– binarle. Già gli esperimenti furono fatti e riuscirono quanto basta perchè sia stabilita la possibilità pratica di questa scoperta. Già si trasmette la musica perfettamente . Le parole non tutte ancora. Le sonore si odono distintamente, quelle di pronuncia chiusa si odono confuse, ciò proviene dalla materia di cui ha potuto servirsi il Man– zetti per il suo apparecchio appena abbozzato, e che ora sta perfe– zionando. Ma intanto è dimostrata la possibilità di trasmettere per mezzo della elettricità le vibrazioni delle onde sonore prodotte dalla parola. Qual bisogno di documenti sull'importanza di questa sco– perta? ». La nouvelle de l'invention arriva à Antonio Meucci, un italien émigré aux Etats-Unis. Celui-ci s'empressa d'écrire à Il Commercio di Genova prétextant qu'il aurait inventé le téléphone autour de 1860 et qu'il aurait confié ce fait à un ami revenu plus tard en Italie. Meucci avançait le soupçon que Manzetti aurait pu avoir reçu des indiscrétions de celui-ci. Au sujet de l'invention de Manzetti, Meucci s'exprime ainsi: « Io non pretendo negare al signor Manzetti la sua invenzione, ma soltanto voglio fare osservare che possono trovarsi due pensieri che abbino la stessa scoperta e che unendo le due idee si potrebbe più facilmente arrivare alla certezza di una cosa così im– portante». Notre but n'est pas de trancher, si cela était possible, sur la priorité de l'invention du téléphone entre notre Innocent Manzetti et Antonio Meucci. Nous souscrivons à ce qu'un ami de Manzetti écrivit au Commercio en réplique à Meucci: « Io non intendo dimi– nuire in alcun modo il merito del sig. Meucci, perchè penso che la medesima idea può germogliare simultaneamente in più persone, e n'è prova il calcolo integrale e differenziale, che fu pressocchè simul– taneamente scoperto da Newton, da Leybnitz e da Cavalieri. D'al– tronde io considero il genio come una missione del cielo che ha per
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