BASA

I monumenti paleocristiani di Aosta 17 quie rappresentative, non« ex corpore »,degli Apostoli Pietro e Paolo, riposte nella splendida capsella argentea tuttora conservata, che s. Ambrogio, nel 386, depose nell'altare principale della «basilica Apo– stolorum ». 23 Ma se così è, che dire della notizia contenuta nel Marti- 23 La basilica «Romana», come la chiama s. Ambrogio (v. supra, nota 18), fu poi detta basilica « Apostolorum », perchè il Santo aveva posto nell'altare centrale reliquie rappresentative degli Apostoli Pietro e Paolo, portate a Milano da Roma, pare dal sacerdote Simpliciano. Così vuole una tradizione recepita da Landolfo Se– niore (sec. XI) nella sua Mediolanensis Historiae libri quatuor, I, 6: « Revertens beatus Simplicianus ab Urbe Roma ad beatum magistrum et reverendissimum Ambrosium, rcliquiarum particularn apostolorum Petri et Pauli curiose summaque devotione ei obtulit. Quo facto beatus Ambrosius summo gaudio summaque laetitia omnium aliorum apostolorum reliquias studiose acquisivit. Quibus adquisitis, honestissimam basilicam ad modum crucis in Romana parte inter portam quam Romanam vocant, et arcum qui Romanus Triumphalis dicitur, honorifìce condidit, in qua omnium apostolorum reli– quias ... apposuit, unde usque hodie basilica apostolorum vocatur. At quid idem sanctus Ambrosius super hanc ecclesiam dictaverit et sancti Nazarii honorem versifi– cavit, ore proprio audiendo cognosco : Condidit, Ambrosius, etc.» (ed. A. CuTOLO, in Rerum I talicarum Scriptores, n. ed., IV, 2, Bologna 1942, p. 13 ). I « brandea » degli apostoli Pietro e Paolo, cioè i pezzi di stoffa che avevano toccato le loro tombe, furono chiusi in una capsella argentea scoperta nel 1578, riposta nell'altare il 10 maggio 1579 e riscoperta nel 1894. Qualche frammento di stoffa, cioè i « brandea », ricevuti da Ambrogio, fu infatti rinvenuto nella capsella, come attesta il teste de visu CARLO BASCAPÉ (De vita et rebus gestis Caroli S.R.E. Cardinalis, lib. V cap. VI, Ingolstadii 1592, nuova ed., Milano 1965, pp. 466-472, 929 ). S. Carlo e i presenti nel 1579 rimasero delusi perchè pensavano trovarvi resti corporei di s. Pietro : « Ea nos cum hoc tempore invenire gestiremus; et in argentea capsula, cum ea demum apparuisset, esse crederemus: velaminibus tantum repertis, haesitavimus tristes ». Questa capsella argentea ornata di splendide scene bibliche è un capolavoro di toreutica paleocristiana della fine del sec. IV. Sul fondo c'è un graffito in lettere mniuscolc corsive del sec. IV, scoperto da Ernesto Villa che lo crede tracciato dallo stesso Ambrogio (Un autografo di s. Ambrogio, in Ambrosius, 30, 1954, pp. 65-68). Vi si legge: «Alleluia. Dom:ne Christe: fau stum factum (o feci) beatum felix Christe. Amen. Domine misericordia ». Su questo importante cimelio stimato erroneamente un falso da C. R . MOREY (The American Journal of archaeology, 1919, pp. 101-125; 1928, pp. 403-406), cf. H. LECLERCQ, Chdsse, X. La Chdsse de St-Nazaire de Milan, in Dic– :ionnaire d'Archéologie chrétienne et de Liturgie, III , 1910, coli. 1112-1116; A. TAMBORINI, Cimeli Sacri, Milano 1930, pp. 5-23 (esauriente descrizione); P . ToESCA, Dell'umetta argentea di s. Nazaro, in Scritti in onore di Bartolomeo Nogara, cit., pp. 503-506; A. CALDERINI, in Milano archeologica, cit., I, pp. 685-687 (la scena dell'Ado– razione dei pastori è riprodotta a colori, p. 680); P. L. ZovATTO, Capsella e teca paleo– cristiana della basilica di S. Nazaro, in AA.VV. , La basilica degli Apostoli, cit., pp. 65-71.

RkJQdWJsaXNoZXIy NzY4MjI=