BASA
e ommémorations LXXXIII gridano, non protestano, non scendono in piazza, non sono elementi di propaganda politica ». Compiti che la Gabrielli ha attuato sempre in modo attivo e fattivo, mai polemico, pagando spesso di persona. Lungo sarebbe l'elenco dei suoi interventi in questi campi. Mi limito a ricordare fra i restauri quelli ai cicli di affreschi in San Cristoforo a Vercelli, alla cappella dei Gallieri a Chieri, a San Ber– nardino ad Ivrea, nonché ai molti dipinti delle chiese e dei musei. Moltissimi anche gli interventi repentini come lo strappo « in extremis » degli affreschi del Turcotto a Sommariva Perno, o il delicato trasporto dalla tavola alla tela, dell'Adorazione dei Magi del Cambiaso alla Sabauda. Inoltre il suo saper « vedere » l'ha portata ad operare interventi di restauro su opere all'apparenza anche mediocri e che in seguito hanno rivelato tutta l'importanza del recupero. Dal rilievo gauden– ziano della Madonna, camuffata entro una nicchia barocca nella cap– pella di Loreto presso Varallo, alla bella statua lignea della Madonna coronata, con il Bambino, che mi aveva lasciato molto perplesso al momento del suo prelievo in quella cappella fuori mano nei pressi di Oleggio. Recupero certamente notevole, ma di cui non ho trovato assolutamente menzione nel catalogo della mostra Jaqueriana, dello scorso anno, ove pure l'opera figurava. Abile come un segugio riusciva anche a raggiungere le opere che avevano già varcata la frontiera, come la statua della Madonna in trono, già nel Novarese, ora esposta alla Sabauda. Se poi la necessità del recupero era urgente, e difficile la pronta attuazione per le buro– crazie dei procedimenti legali, non esitava ad acquistare di persona l'oggetto che riteneva importante, sottraendo la spesa dal suo sti– pendio, invero non favoloso. È il caso, ad esempio, delle due grandi statue lignee dorate raffiguranti Gioacchino ed Anna di scultore valsesiano del Seicento, da lei stessa destinate, senza pubblicità alcuna, alla Sabauda. I suoi tempestivi interventi presso parrocchie ed enti pubblici le avevano creato una fama da « agente segreto » deciso ed intran– sigente.
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