BASA

14 Amato Pietro Frutaz Mons. Giovanni Vincenzo Ferdinando Tasso (15 agosto 1908), che era stato consacrato a Roma poco più di due mesi prima, il 28 maggio 1908. Il 12 luglio aveva inviato l'ultima sua commovente lettera alla diocesi contenente « les derniers accents d'une voix arnie qui n'a cessé, pendant 36 ans, de vous instruire, de vous diriger et de vous montrer le chemin du ciel ». Dopo aver provveduto a colmare abbon– dantemente il deficit della Cassa diocesana, si ritirò a Martigny presso i Canonici del Gran San Bernardo. Nel 1916 ritornò ad Aosta dove, nel Seminario Maggiore, chiuse la sua lunga e operosa esistenza terrena il 13 dicembre 1922. Aveva 87 anni ed era vescovo da 50 anni; cosa singolare: era il più anziano vescovo deil'episcopato cattolico. Mons. Due, dotato d'una intelligenza limpida ed equilibrata, possedeva una solida conoscenza della teologia, del diritto canonico e della storia locale ch'egli mise a profitto dei suoi sacerdoti e della porzione del popolo di Dio affidatagli dal Vicario di Cristo . Governò la sua diocesi con una metodologia saggiamente moderata in stretta collaborazione con il Magistero pontificio, i cui documenti e direttive ha sempre fatto conoscere tempestivamente alla diocesi sia con lettere pastorali sia con circolari alle quali allegava il testo del documento, invitando i parroci a farli conoscere ai parrocchiani (cfr. ad es. n. 8, 1874; n. 36, 1879; n. 57, 1882; n. 67, 1884; n. 112, 1891). In questo modo la diocesi di Aosta fu costantemente informata: a) di tutti i problemi della Chiesa universale e della Chiesa italiana in particolare; b) dei nuovi metodi di apostolato religioso-sociale che i documenti pontifici non cessavano di proporre sollecitandone l'attua– zione, ma a Mons. Due non fu sempre facile vincere l'immobilismo di parte del clero e del laicato. Inoltre è sempre stato fedele a porre in atto le decisioni e le norme collettive dell'episcopato subalpino alle cui riunioni era regolarmente presente . Per rendersi conto dello stato della diocesi e delle istanze del clero e del popolo, fece personalmente sette volte la visita pastorale della diocesi, allora di non facile accesso ( n. 215, 1908), annun– ciandola tempestivamente, ripetendo ai parroci che il ricevimento doveva essere « simple et modeste» (n. 3, 1872; n. 27, 1878; n. 59,

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