BASA

90 P. Malvezzi colare mentre dall'àltra parte una scarpata pure rocciosa prec1p1tava sul torrente che mezzo miglio al di sotto scorreva in una tetra forra. La sensazione di orrido che questo passaggio offriva età ancora mag– giormente acuito dall'abitudine che hanno i muli nel timore di urtare il loro carico contro la parete della montagna, di ostinatamente pro– cedere proprio sull'orlo del precipizio: un passo falso potrebbe risul– tare fatale per i muli e per chi li cavalca. LA CITTÀ DI AOSTA La vallata cominciava ora ad aprirsi da ambo i versanti, ricca di pioppi e di altri alberi: un verde ininterrotto si profilava sino alla vista della città di Aosta che essi raggiunsero in quattro ore da St. Remie e in meno di sei ore dalle innevate cime del Gran S. Bernardo. Com'era stupendo il cambiamento del clima! Dalle nevi eterne, dal terribile freddo, dalle finestre coperte di neve e quasi imprigionate dal ghiaccio allorché si erano al mattino incamminati, ad un clima così caldo: per gustarlo, essi cenarono con le finestre aperte, anche perché erano prive di vetri! Essi furono costretti ad attendere l'arrivo della carrozza e che venisse rimontata: la lunghezza delle stanghe e la voluminosità del cassone avevano impedito il trasporto a mezzo dei muli. Questi ele– menti furono così affidati per tutto il percorso a uomini: soltanto gli altri elementi vennero caricati sui muli. Tutto poi fu rimontato con tale cura e precisione, che nessun elemento risultò rotto o perso o rimosso. rì 74 - 26 SETTEMBRE - LA CITTÀ DI AOSTA Essi furono ben allettati a prolungare il loro soggiorno nella città di Aosta: la sorpresa di trovarsi in mezzo a rovine dello splendore romano della più alta antichità, di cui nessuno di coloro che avevano pubblicato descrizioni sull'Italia ne aveva mai fatto menzione o forse

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