Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008

Costruttori di castelli 117 Tale modello non è, pero, completa, né dovrà intendersi come schema unico possibile perl'epoca ela regione. Siamo comunque di fronte a dati par– ziali e in una situazione particolare. Il cantiere non è un cantiere qualsiasi. Ri– guarda quell'edificio che ormai si è imposto come sede principale della corte sabauda in una delle città più ricche e vivaci della contea. È poi un cantiere di fortificazione, più che di costruzione di corpi residenziali veri e propri e cio sbi– lancia in parte i ruoli delle diverse tipologie di artigiani. I carpentieri, per esem– pio, appaiono in ruoli sussidiari, mentre nella costruzione di edifici residenziali veri e propri l'importanza anche decorativa di solai, mensole, ballatoi, usci e serramenti lignei doveva dar loro un ruolo ben più centrale e qualificato. Tut– tavia, come vedremo più avanti nell'analisi dei dati dei documenti relativi ai castelli valdostani, alcuni dementi di organizzazione e gestione dellavoro sem– brano potersi generalizzare almeno ai cantieri di grande impegno. Laspetto che emerge con maggior evidenza e chiarezza dalla sequenza dei pagamenti e dalla registrazione dei contratti è la natura parcellizzata dei la– vori. Il grande teatro degli interventi è fin dall'inizio suddiviso in settori, veri e propri lotti isolati la cui gestione viene affidata a maestri differenti. I lathomi Magino de Jennella, Anthonio Benedicti, Johannetus de Recluso, Petrus Solaz, Johannes de Insula emergono dai computa come dei veri e propri comprimari, responsabili di singoli segmenti costruttivi accuratamente suddivisi e appaira– tati in modo da distribuire equamente le forze sul cantiere. La preminenza fi– nale di Anthonius Benedicti, che interpretiamo noi a posteriori, è solo frutto della maggior complessità dell'incarico affidarogli, quello di costruire una torre, a fronte di tutti gli altri lotti di cantiere, consistenti nella costruzione di semplici tratte di cima muraria. È peraltro verosimile che si sia trattato di una preminenza funzionale, non progettuale. E proprio il problema del progetto si pone in modo evidente a fronte del complesso articolarsi dei lavori sul ter– reno. È infatti singolare che proprio su questo versante del problema, per noi oggi fondamentale, il conto sia del tutto reticente. La prima falla nel documenta su cui ricostruiamo il cantiere di Chambéry è quindi proprio iniziale, preliminare. I conti partono dal momento in cui si cominciano a predisporre i lavori sul terreno, ma è evidente che quando co– minciano le prime operazioni di sterro, di approntamento delle pierre da ta– glio o della calce, di trasporto dei materiali da costruzione, si sa già che cosa si dovrà realizzare, dove lo si dovrà fare, e secondo quali sequenze sia topo– grafiche che temporali. In altri termini i conti partono in un momento in cui una progettazione preliminare, almeno di larga massima, è già avvenuta e su questa progettazione sono muti.

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