Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008
10 Bruno Orlandoni "mali christiani'; in altre parole la concorrenza spregiudicata di potenti laici ed ecclesiastici intenti a sottomettere i contadini e combattersi l'un l'altro? Quanta viva ancora, fra gli uomini del Xe Xl secolo, la consapevolezza che edificare for– tezze per difendere e per opprimere era prerogativa del potere pubblico, e che quando i privati, colpermesso del re o senza, Jortificavano le proprie terre, si im– padronivano percio stesso di una quota della res publica? Quale la struttura ma– teriale di quelli che le Jonti chiamano castra, come nef bassa Medioevo, ma che senza dubbio all'inizio non prevedevano ancora mura turrite né dongioni merlati, ma piuttosto terrapieni epalizzate? E quale, regioneper regione, la cronologia del– l'incastellamento, quale l'anno di nascita di ciascun castello, giacché le menzioni documentarie sono casuali e gli scavi archeologici, quando ci sono, rivelano quasi sempre una datazione anteriore? Altrettante domande che da decenni impegnano a tempo pieno squadre di storici e di archeologici: giacché pochi terni di ricerca come quello del castello si prestano a una collaborazione, o almeno a un confronta di dati, fra due corpora– zioni che tradizionalmente si parlano e si capiscono poco. Non a caso un medie– vista della statura di Chris Wickham, in una recente rijlessione metodologica sul rapporta tra fonti storiche efonti archeologicht!, ha tratto proprio daiproblema del– l'incastellamento gli esempi per dimostrare quanta quella collaborazione diventi proficua, a patta che lo storico da una parte e l'archeologo dall'altra non si consi– derino rivali, e sappiano che leJonti che maneggiano possono rivelare, a ciascuno dei due, solo una parte della verità. Siamo già in pieno, come si vede, nell'orizzonte metodologico in cui si colloca illavoro di Bruno Orlandoni, che interrogando prin– cipalmente leJonti d'archivio costruisce pero innanzitutto il quadro d'una realtà materiale, dialogando proficuamente con gli archeologi ogni volta che ne ha la possibilità. Ma va detto che nell'età su cui s'incentra questo primo volume, i secoli XIII e XIV, i castelli sono protagonisti ancora di un'altra, profonda trasformazione del monda medievale. Giacché, se per secoli le Jortezze hanna incarnato la dissolu– zione e la privatizzazione del potere pubblico, permettendo ai loro padroni di co– struire, intorno alle mura, una circoscrizione politica - il poderium {o mandamentum) castri, come lo chiamano spesso i documenti valdostanr - colla svolta del Duecento i tempi cominciano a mutare. Il conte di Savoia, fin dall'anno 2 C. WICKHAM, Ponti archeologiche efonti storiche: un dialogo complesso, in Storia d'Eu– ropa e del Mediterraneo, direrra da A. BARBERO, IV. Il Medioevo {secoli V-XYJ, a cura di S. CAROCCI, IX: Strutture, preminenze, lessici comuni, Roma 2007, pp. 15-49. 3 Si veda, per fare un solo esempio, il bel documenro con cui Jacques de Gignod derto Archier vende al conre di Savoia rurro cià che possiede "in toto poderio seu manda-
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