Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008
122 Bruno Orlandoni 2.8 TUTII GLI UOMINI DEL CONTE VERDE: I FUNZIONARI Come si è visto dal mio riassunto e come emerge in maniera ancora più ricca da una lettura analitica del testo trascritto dal Jaccod, i computa del1378 - 1383 riportano un numero elevatissimo di nomi di personaggi implicati ai titoli più diversi nei due cantieri voluti dal conte Verde. È vero che siamo ne! cuore del potere sabaudo, di fronte a quelle che nella seconda metà del Tre– cento erano di fatto le due principali residenze della corte, tuttavia non si puà non osservare come il personale impiegato sia imponente, soprattutto a fronte del fatto che i computa tramandano solo i nomi dei personaggi principali coin– volti nei lavori, trascurando le decine e decine di manovali, operai, anche bam– bini, impiegati in lavori di fatica. Puà valere la pena, a fronte della quantità di dati contenuti nei computa, tentare un riassunto finale sotta almeno due profili: quello delle cariche e dei ruoli documentati e quello delle provenienze. Già solo le cariche amministrative appaiono numerose. Al Bourget si suc– cedono due "capitanei operum"; a Chambéry due "visitatores operum castri". Non dobbiamo perà dimenticare che al Bourget, almeno fino al1378, è pre– sente anche un "meistre des oures", vale a dire un "magister operum" che non coïncide, come persona fisica ma forse neanche come ruolo, con i "capitanei operum". A Chambéry per contro appareil "magister ingeniator domini". Dei cantieri si occupano perà anche il notaio Pierre Magnin, che a Chambéry sti– pula ben 190 contratti d'opera, e An thonius Curteti "consiliarius" e "magister computorum" che appare sia al Bourget che a Chambéry e che viene inviaro pure a Pierre Châtel. Su entrambi i cantieri- al Bourget con un ruolo più definira- appare poi anche il "commissarius super fortaliciis". È quesro un ruolo che ci interessa in modo particolare perché si puà già fin d'ora preannunciare che sarà poi rive– stito da due dei principali committenti valdostani di cui ci occuperemo più avanti: Bonifacio 1 di Challant Pénis e Amedeo di Challant Aymavilles. Inte– ressa poi anche per il personaggio specifico che riveste il ruolo al tempo della conduzione dei due cantieri savoiardi: Bonifacius de Mora, vale a dire Boni– face de la Mothe. Questi potrebbe essere stato - ma la cosa non è sicura - un nobile impa– rentato con quella famiglia valdostana dei La Mothe che avrebbe posseduro ne! corso del Trecento il feudo di Arvier, dando il proprio nome al castello del paese 278 • 278 La cosa è tutt'altro che sicura. Il nome non appare comunque nelle genealogie valdostane del De Tillier (peraltro incompleœ). Avrebbe potuto trattarsi anche di un La Mothe savoiardo.
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