Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008

142 Bruno Orlandoni cisterne, che fin qui si consideravano le uniche strutture esistenti in grado di soddisfare le esigenze più svariate di approvvigionamento idrico. Ora i computa di Cly descrivono in maniera dettagliata alcune delle fasi di realizzazione di questo che non possiamo che considerare come un vero e proprio acquedotto. Non solo. Computa successivi permettono di stabilire che questo acquedotto sarebbe rimasto in funzione, pur tra restauri e rifacimenti, fino alla cessione del castello ne! Cinquecento33 2 • I lavori cominciano con la realizzazione di trecento tese di fossato "per condurre la fonte dentro al castello" 333: si tratta di poco meno di 600 metn. Da Bono Giovanni de Villa si acquistano 500 tronchi di pino da cui si sa– rebbero dovuti ricavare i tubi: i bornelli. Da Antonio Vaudan si acquistano 108 "vires" in ferro, vale a dire i giunti a vite necessari a collegare e saldare tra !oro i diversi segmenti di tubo. Sempre il Vaudan vende 24 libbre di ferro grezzo che vengono portate al fabbro di Châtillon Bel Pellet a cui si affida l'in– carico di fabbricare altri sessanta giunti. Un'ultima partita di cento giunti viene infine realizzata dallo stesso Bel Pellet usando 50 libbre di ferro che si erano acquistate a Fénis 334 . Si puo anticipare come sia il notaio aostano Antonio Vaudan che il fabbro Bel Pellet (Bel Pey!) a Fénis sarebbero poi stati ancora pre– senti, una dozzina d'anni più tardi, in rapporta al cantiere dei restauri del ca– stello ordinati da Bonifacio I di Challam 335. Dopo aver procurato i materiali e sistemato il terreno si procedeva alla rea– lizzazione dei tubi veri e propri. Si trattava di forare i 500 tronchi di pino ac– quistati da Bono Giovanni de Villa per trasformarli in vere e proprie condotte. :Cincarico veniva affidato ad un artigiano che tutto lascia intendere essere stato un vero e proprio specialista del settore: Vuillermus de Trona, che i computa gratificano significativamente del titolo di magister bornellorum. Guglielmo perforerà i tronchi trasformandoli in tubi, ma per compiere più agevolmente questo lavoro procederà prima alla costruzione di un ingenium: un vero e pro– prio trapano idraulico. Si era già provveduto alla realizzazione di un grande succhiello (terebrum) in ferro del peso di trema libbre 336 . Si costruiva ora un 3 32 Infra vol. II, 9 e 12.3, 12.8. 333 "pro fonte conducendo in casrro" in PESSION I, p. 199. 334 AST 68/63 1/2, p. 16 in PESSION I, pp. 199-200. 335 Infra 5. 336 Molri elementi e dari documentari permerrono di affermare che succhielli di que– seo ripo, apposiramente realizzari per preparare rubi, si sarebbero conservari normalmente ne! corredo dei casrelli fino almeno al XVIII secolo. Un inediro inventario del casrello di Saint-Pierre scoperro recentemente da Sandra Barberi, redarro subiro dopo la morre di

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