Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008

186 Bruno Orlandoni Chi accedeva al castello da fuori doveva salire lungo la valletta della croce di Ramoliva, costeggiando le cinte occidentali del maniero da cui po– teva essere controllato e colpito, per svoltare poi alla propria sinistra in cor– rispondenza della torretta cilindrica e trovarsi cosl di fronte all'ingresso esterno. Passato questo ingresso il visitatore doveva trovarsi incanalato in una sorta di corridoio, chiuso rra la cinta mediana (a sinistra) e quella esterna (a destra), che doveva percorrere per tutta la sua lunghezza fino al muro a feritoie ad– dossato perpendicolarmente alla torre del rivellino. Una successiva svolta ad angolo retto, sempre verso sinistra, lo avrebbe poi posto di fronte all'ingresso del rivellino. Questa meccanica è assolutamente credibile e plausibile anche se si ac– cettano le mie ipotesi sull'ubicazione del verziere e di tutta l'area rustica del ca– stello, tranne che in un dettaglio: quello relativo alla continuità della cinta muraria esterna. Mi sembra infatti molto improbabile che per permettere agli abitanti del castello di recarsi al verziere li si costringesse a ridiscendere fino al– l'ingresso esterno, ipotizzato da Prola, per risalire poi indietro, ricosteggiando in salira tutto il tratto di cinta esterna che si era già percorso per arrivare al por– tale. È molto probabile che esistesse un qualche varco nelle mura che permet– tesse l'accesso al verziere e ai rustici in via retta. Limpressione che ho èche il taglio della strada di d'Andrade, la costru– zione prima dei muretti di contenimento di questa nuova strada, poi delle tratte meridionali della cinta esterna al tempo del restaura Mesturino - tutte sempre assolutamente arbitrarie - abbiano alterato in maniera definitiva la nostra percezione dei possibili assetti antichi dell'area. Per altro anche i son– daggi archeologici condotti in anni recenti non sembrano aver fornito alcuna soluzione al problema: di possibili porte localizzate nell'area ipotizzata da Prola non si è trovata alcuna traccia. A ben pensarci anche solo l'unico frammento originale superstite, il breve tratto di muro a feritoie perpendicolare al rivellino, nell'assetto attuale risulta ben poco congruente. Le due feritoie guardano infatti all'interno della cinta muraria, in un'area chiusa che, rra l'altro, poteva essere coperta con tiro cadente già da ben due torri, quella del rivellino e quella della piccionaia. Seconda me la presenza del muro e soprattutto le sue due feritoie sottolineano, in quel par– ticolare settore, uno dei punti deboli della difesa del castello, comprensibile se pensiamo alla mancanza di cinta esterna in quel tratto verso este ancor più se immaginiamo il muro perpendicolare alla torre di ingresso prolungato verso sud-est a connettersi alle strutture del verziere. Del resto, pur tenendo conta delle vere e proprie devastazioni che l'area ha subito- e continua a subire-

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