Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008
Costruttori di castelli 17 documentazione relativa ai committenti del tardogotico valdostano. Le carte conservate all'Archivio storico regionale o quelle già pubblicate dai ricercatori e dagli eruditi locali fin dal secondo Ottocento, partendo da Pénis o da Ay– mavilles, permettavano di ripercorrere tutte le strade maestre della storia eu– ropea degli anni a cavallo tra Tre e Quattrocento: da Avignone a Parigi, da Costanza a Basilea, da Praga a Norimberga, da Milano e Pavia a Padova e Bo– logna, da Bourges e Dijon alle Fiandre, spingendosi fino allontano oriente, a Santa Caterina del Sinaï, dove Bonifacio di Challant si sarebbe recato ben due volte, una delle quali- racconta il Du Bois-: "par mignotise et jeusnesse pour voir des pays" 4 • Mi parve - e mi pare tuttora - una notazione folgorante: uno di quei flash improvvisi che squarciano il buio e lasciano intravvedere interi universi, imprevisti e inattesi. Il saggio in vesti orientali affrescato quasi al centro della parete di fondo del cortile di Fénis poteva avere un significato ben al di là della semplice citazione esotica alla moda. Poteva essere un ricordo personale pre– ciso. Una presenza richiesta esplicitamente dal committente; magari suggerita mettendo a disposizione dei pittori, affinché li usassero come modelli, tessuti e armi portati d'oltremare come curiosi doni esotici per figlie o parenti. Se è vero - e personalmente ne sono convinto - che la storia è la disciplina delle intersezioni, Fénis mi appariva sempre più come uno straordinario crocicchio, in cui si connettevano vie che pero portavano chissà dove; piste che si disper– devano ne! deserto, o che sembravano interrarsi verso cripte colme di tesori, cancellate dalla nostra memoria, rimosse, tutte da indagare. La ricerca sulla chiesa francescana di Aosta, distrutta dopo la Rivoluzione francese, sui suoi te– sori dispersi, sulle tombe proprio degli Challant di Fénis che ne arricchivano il coro, appariva un po' come un passaggio obbligato, e ancora una volta va ri– conosciuto a Domenico Prola il merito di averne intuito - con entusiasmo molto più da poeta che da amministratore- l'importanza, il potenziale di– rompente, volendo la mostra del 1986 "Presenza della memorià', che di chiesa, convento e complessi tombali tento una prima ricostruzione credibile. Tutto il resto è solo una conseguenza di quelle prime intuizioni e di quel– l'impostazione iniziale. E si tratta di un resto che a tutt'oggi non posso che sen– tire come in fieri, in progress. D. 1 PIITARELLO D. Alfredo d'Andrade. Tutela e restaura, catalogo della mosrra, Torino 1981, pp. 357-362. 4 Du BOis P. Chronique de Challant (a cura di ZANOLLI 0.), in AA IY, 1970, p. 38.
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