Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008

190 Bruno Orlandoni Questi due ultimi pagamenti vanno letti in serie. Nel primo si compen– sano i carpentieri per aver piazzato le "colonne" e i somieri, evidentemente del soffitto, di questo "penu". Nel secondo si paga Jaqueminus Maeyn per aver sterrato lo stesso ambiente che si precisa essere "subtus aulis castri". Lindividuazione delluogo di lavoro a questo punto è inequivocabile. Si tratta del grande seminterrato che sta sotto tutta l'ala settentrionale del ca– stello che è infatti anche l'unico ambiente il cui soffitto sia retto da due pila– stri lignei (le colonne citate dai conti) già osservati e rilevati da d'Andrade che li poneva in stretta relazione con travature analoghe conservate nel grande en– trepôt di Costanza 458 • Tutto lascerebbe intendere che questo interrato esistesse già. Dobbiamo immaginare il suo soffitto originario posizionato ad un livello più alto di al– meno una cinquantina di centimetri rispetto al soffitto attuale, ed evidente– mente dobbiamo anche ipotizzare un notevole ingombro di terra al suo interno. Un abbassamento del soffitto rendeva necessario un corrispondente abbassamento dellivello del pavimento per mantenere l'agibilità del vano. Ja– queminus Maeyn veniva quindi incaricato di occuparsi dellavoro di scavo al– l'interno del seminterrato già costruito. Si deve sottolineare come si tratti di una tipologia di intervento di notevole complessità. Anche oggi lo scavo in– remo di vani già murati è operazione piuttosto delicata perché non è mai pos– sibile stabilire a priori quale possa essere il comportamento delle mura di fondazione sottoposte alle spinte delle terre che prima dell'intervento erano ov– viamente annullate dalla presenza di materiali e riporti vari all'interno del– l'ambiente. Comunque si puà stabilire che tutti i livelli orizzontali dell'ala setten– trionale dovevano essere stati rimaneggiati e riposizionati. Di un posiziona– mento originario diverso da quello attuale esiste infatti una chiara traccia materiale nella stanza usata oggi come deposito, adiacente alla sala bassa e al– l'ingresso. Dopo la pubblicazione del volume il castello di Pénis, compiendo un so– pralluogo al castello insieme a Domenico Prola, eravamo stati interrogati e quasi redarguiti dalla custode che ci chiedeva per quale motivo non avessimo fatto nessun accenno all'affresco presente nel deposito basso. La nostra rispo– sta era stata un'interrogazione stupita: "quale affresco?". Accompagnati dalla custode, avevamo cosl scoperto che sulla parete che separa la sala bassa 458 ÜRLANDONI B. Castello di Pénis in CERRI M. G. 1 BIANCOLINI FEA D . 1 PITIA– RELLO L. (a cura di), Alfredo d'Andrade tutela e restaura, catalogo della mostra, Torino 1981, ill. 9f.

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