Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008

202 Bruno Orlandoni pesantemente obliterato da aggiunte e rinzaffi eseguiti probabilmente nel corso dei restauri Mesturino 492 . Nonostante le difficoltà di lettura appariva abbastanza chiaro che il di– pinto non aveva nulla a che fare con la più tarda decorazione jaqueriana della parte orientale del salone. Datavo la Madonna al1350 circa e, essendo la stessa priva di riscontri in area valdostana o piemontese, la assegnavo ipoteticamente a maestranze provenzali. Non discutevo dettagliatamente il problema ma avevo in mente affreschi francesi meridionali di ancora acerbo grafismo gotico, come quelli della chiesa di Alet (Aude), che vengono datati solitamenre tra il 1333 e il1355. Ho ripubblicato la stessa Madonna nel primo volume sull'architettura in Valle d'Aosta in un'immagine molto più leggibile 493 . Nel corso degli anni Or– tanta, infatti, l'affresco è stato restaurato da Giorgio Gioia e Barbara Rinetti nell'ambito della campagna complessiva di restauri di tutti gli affreschi del ca– stello. La Madonna appare ora veramente ridotta ai minimi termini ma il suo volta è ancora abbastanza conservato, come anche parte del volta del barn– bina, e illinguaggio del dipinto è quindi leggibile con maggior chiarezza. Sull'opera si è pronunciata recentemente anche Elena Brezzi che propone una datazione verso il 1310-1320 ad opera di un "pittore franco-valdo– stano"494. In effetti l'esatta datazione dellinguaggio del frammento è piuttosto pro– blematica. La sua matrice, ancora pienamente gotica transalpina, è sicura– mente del tutto confermata. Il grafismo che caratterizza il frammento appare ancora più accentuato di quanta non sembrasse prima del restauro, tanto da indurre a raffronti non solo con modelli scelti nel campo della pittura ad af– fresco, ma anche con esemplari di vetrare e miniature. La corrente a cui la Madonna di Pénis è riconducibile è sicuramente tra le più colte e raffinate e anche fortunate della pittura gotica europea a ca– vallo tra Due e Trecento. Potremmo farla risalire idealmente alle miniature della bottega parigina di Maître Honoré per seguirne poi l'irradiazione verso l'Inghilterra, la Germania, il sud della Francia, fino a tutto il quarto decen– nio del Trecento. È in questo ambito che si devono cercare i precedenti del frammento di Pénis. I riferimenti più alti si potrebbero individuare soprat– tutto in opere tedesche coloniesi, come il dittico già in San Giorgio di 492 ÜRLANDONI B. 1 PROLA D . Il castello di Pénis, Aosra 1982, ill. n. 124. 493 ÜRLANDONI B. Architettura in valled'Aosta. Il romanico eilgotico, Ivrea 1995, ill. 412. 494 RosSEITI BREZZI E. La pittura gotica in Valle d'Aosta, in Fragmenta picta, caralogo della mosrra, castello Sarriod de la Tour 2003, p. 16.

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