Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008
212 Bruno Orlandoni scalzo. Il numero delle mensole non coïncide esattamente: 20 quelle citate dai computa e 14 nella sala bassa più 8 nella camera ad essa attigua verso est quelle esistenti oggi. Tutto lascerebbe pero supporre che al momento della campagna del1393-95 proprio Il si trovasse la cappella. Come mettere il fatto in rapporto con la Madonna affrescata all'interno della monofora all'estremità ovest della "sala magnà' del primo piano? Si puo immaginare che Bonifacio stesse spo– stando al piano terreno a lato dell'ingresso la cappella prima collocata al primo piano, e che poi solo in un secondo tempo, oltre l'inizio del Quattrocento, si fosse deciso un ulteriore spostamento dal piano terreno al salone maggiore, ma questa volta alla sua estremità est, nell'area fatta poi appositamente affre– scare nel 1414. In alternativa si puà anche immaginare che questa voluta da Bonifacio nel 1395 fosse la prima cappella del castello, e che la Madonna della sala del primo piano fosse solo un affresco devozionale, legato più ad un ora– torio che ad una cappella vera e propria. Quest'ultima evenienza sembra sug– gerita anche dalla particolare collocazione della Madonna, in uno sguancio di finestra, cioè necessariamente asimmetrica rispetto all'ambiente, cosa vera– mente parricolare per un soggetto che di solito era quanto di più centrale e cen– trato ci fosse 506 • Lindividuazione della collocazione di questa prima cappella di Bonifacio nel vano del piano terreno attiguo alla sala bassa permette alcune considera– zioni che fin qui erano intuibili ma prive di riscontri sicuri. La prima è che il progetto dell'intervento del 1393-95, la cui esecuzione dovette sicuramente protrarsi anche almeno nei due o tre anni successivi, non fu comunque l'ul– timo progetto di Bonifacio I per Fénis. La campagna decorativa "jaqueriana" del secondo decennio del Quattrocento determina ulteriori trasformazioni al– meno nelle destinazioni d'uso dei vani, se non nella !oro forma strutturale. La seconda riguarda la relarività degli assetti degli edifici medievali e l'in– genuità di cerre domande che pongono i visitatori dei castelli e che spesso ci poniamo anche noi ricercatori. Per intenderci domande del tipo "quando è stato costruito l'edificio" o "dov'era la camera da letto'', estrapolate da un con– resto cronologico limitato sono veramente prive di senso. Nelle residenze tar– domedievali, esattamente come nelle nostre, le trasformazioni erano continue. Spostamenti, demolizioni, cosrruzioni di rramezze, rifacimenti di terri, ag– giornamenti di gusto, cambiamenti di mobili, arredi, decorazioni, erano pres– soché continui, seguendo ovviamente le vicende, le personalirà, anche le fortune economiche dei proprietari. 506 Non bisogna pero dimenticare che anche la crocifissione dell'arruale cappella al– l'esrremirà est del salone del primo piano è decentrata e asimmetrica.
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