Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008

222 Bruno Orfandoni infine ancora al di sopra, nella fascia araldica che chiude gli affreschi sotto il ballatoio del secondo piano, troviamo lo stemma di porpora all'aquila spie– gata d'argento di Françoise de Roussillon, moglie di Bonifacio, accanto allo stemma Challant. Queste ipotesi ricche di fascino benché poco dimostrabili, pongono in maniera abbastanza nuova il problema del progettista dello scalone. Perché se è vero che il modello di riferimento deriva dalla miniatura, allora diventa molto probabile che l'ideatore di quella struttura non sia stato un architetto professionista. È molto più probabile che sia stato invece un pittore a cui si po– teva essere chiesta un'idea al riguardo, oppure addirittura- e forse più proba– bilmente- un non artista: un uomo di cultura uso a frequentare biblioteche e abituato a mescolare e interpolare tra !oro prodotti di tipologie e tecniche di– verse. In altri termini mi pare che l'accettazione di questa ipotesi renda sem– pre più probabile la possibilità di individuare il progettista dello scalone di Fénis nello stesso competentissimo committente, Bonifacio di Challant, ma– gari coadiuvato dai fratelli. Ai magistri lathomi professionisti, Sadono de Ver– soya, Janinus, Petrus Lo Cyer, sarebbe poi spettato l'incarico di trasformare l'idea in forma edilizia, passando dai modelli miniati proposti dai commit– tente all'architettura vera e propria. Cerro tutte queste ipotesi sono carenti per quanto riguarda un dato in– formativo che sarebbe di importanza capitale. Non sappiamo infatti quanto Bonifacio e gli stessi masrri tagliapietre impiegati a Fénis fossero in grado di manovrare quegli strumenti grafici che, per passare dai modelli miniati al pro– getto architettonico, dovevano essere assolutamente indispensabili. Su questo problema possediamo pochi dari ma due in particolare sem– brano significativi. Il primo, interno alla siruazione valdosrana, è la citazione di una "forma'', dipinta su cela, vale a dire di un modello dipinto, citata espli– citamente come base per la realizzazione della grande cassa di San Grato per la cattedrale di Aosta ne! contratto di allogazione dei lavori ali'orafo Jean de Malines 529 • Il progetto esisteva quindi sicuramente nell421, ed è probabile che fosse già stato elaborato almeno dall415, all'inizio della campagna costruttiva della cassa ad opera dell'orafo canavesano Guglielmo da Locana. Saremmo quindi in anni abbastanza vicini a quelli che vedono in funzione il cantiere di Fénis. Tuttavia non sappiamo bene come questa "forma'' fosse redatta 530 • 529 "secundum formam et figuram in quadam cela sigillata sigillis capituli et ipsius ma– gistri Johannis depictam" v. Duc P.-E. Culte de Saint-Gmt, n. VI, pp. 16-19. 530 ln altra occasione (ORLANDON! B. Carpentieri, tagliapietre e architetti: com– petenze professionali eprogettualita' nei cantieri valdostani tra il XIVe il XVsecolo, in Les

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