Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008

Costruttori di castelli 223 I.:alrro riferimento, assolutamente congruente con le datazioni di Fénis, è esterno alla Valle ma rientra a pieno diritto negli ambiti di frequentazione di Bonifacio. È il caso riportato dal Bruchet del progetto grafico di torre "in pa– piru depictam in coloribus" che Stefano de Balma portava da Parigi su inca– rico di Bona di Borbone nel 1386, e che a Chambéry era oggetto di una riunione tecnica volta a definirne le possibilità di impiego, a cui partecipava, tra gli altri, anche lbleto di Challant 531 • Piuttosto la possibilità di individuare in testi miniati i modelli di riferi– mento del progetto di Fénis è un'ulteriore elemento a favore di una lettura dotta del cortile del castello. Si puo anche fare un'ulteriore osservazione, di estremo fascino anche se di difficile dimostrazione. Nel suo assetto definitivo, con lo scalone "simil– torre" al centro, incastonato nel motivo decorativo delle losanghe sormontate dalla merlatura ad imitazione di una cima muraria, il cortile finiva per riassu– mere simbolicarnente l'assetto che doveva aver avuto in origine, dopo la prima ricostruzione di Aimone di Challant, prima della costruzione del corpo della cucina, quando, passata la porta di ingresso, gli ospiti del castello dovevano avere di fronte l'originaria platea donioni: vale a dire illungo cortile dalle pa– reti divergenti chiuso al fondo dalla cortina occidentale con il grande donjon svettante al centro. Il cortile, si puo aggiungere, dove Bonifacio di Challant do– veva aver giocato da bambino. Senza dimenticare, poi, che lo scalone avrebbe anche potuto alludere al torrione che le più recenti indagini archeologiche hanno dimostrato essere esistito in origine al centro stesso del cortile, nella versione primitiva del castello. A dispetto di tutti coloro che, anche in date recenti, sulla spinta della de– viante- per quanto fascinosa -lettura tardoromantica di Giacosa 532 , hanno visto nel cortile di Fénis un che di rustico o alpestre, mi pare sempre più métiers autour du Mont-Blanc, Actes de la conférence annuelle sur l'activité scientifi– que du Centre d'Erudes Prancoprovençales, Saint-Nicolas 1999, ed. 2000) mi era ca– pi taro di ricordare i "due grossi libri con il piano del castello di Pénis fatti da Loys e Anthoine Voudan" citati nell'inventario del castello redatto ne! 1553 alla morte di Claudio di Challant. In quell'occasione riprendevo letteralmente la versione iraliana del resto su Pénis del Boson (BOSON J. Il castello di Fénis, Novara 1958, p. 46). In re– altà non bisognerebbe mai fidarsi delle traduzioni quando è possibile risalire al resto originale. L'inventario cita infatti "Item deux grands livres de recognescances du cha– sceau de Penix faictes par Loys et Anrhoyne Voudan". Quindi non di "piano del ca– stello" si trattava, come malamente interpretato dai traduttore, bensl dei registri delle "reconnaissances" feudali. 53 ' BRUCHET M . Le Château de Ripaille, Paris 1907, pp. 342-344. 532 GIACOSA G. Castelli valdostani e canavesani, Torino 1898.

RkJQdWJsaXNoZXIy NzY4MjI=