Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008

Costruttori di castelli 265 Sottolineavo anche come si trattasse di un'usanza che oggi potrebbe ap– parire quanta meno presuntuosa ma che nel Quattrocento corrispondeva in– vece ad un diffuso atteggiamento devozionale. Culminante nelle teorizzazioni della lmitatio Christi di Tommaso da Kempis questo atteggiamento si era tra– sformato in una vera e propria moda per la quale ci si faceva rappresentare non solo nei tratti dei propri santi protettori ma anche di figure gerarchica– mente ben più importanti dei santi. La Madonna del cosiddetto dittico di Melun di Jean Fouquet avrebbe, secondo moite fonti, anche antiche- ma in questo caso la cosa non è del tutto sicura- i tratti di Agnès Sorel, favorita di Carlo VII di Francia. La Madonna e il bambino della cosiddetta pala di Brera di Piero della Francesca sarebbero i ritratti idealizzati di Battista Sforza, mo– glie di Federigo da Montefeltro, e delloro figlio Guidubaldo. Cosl il San Te– baldo della collegiata di Poligny sarebbe il criptoritratto di Jean Chousat, fondatore della stessa collegiata, mentre il San Lazzaro dei Celestini di Avi– gnon lo sarebbe del cardinale Rolin 637 • Il grande committente e collezionista d'arte Alberto di Brandeburgo, cardinale e arcivescovo di Magonza, verso il 1524 sarebbe addirittura arrivato a far raffigurare se stesso nelle vesti di san Martino ela sua amante, Ursula Redinger, in quelle di Sant'Orsola, in un po– littico che aveva ordinato al pittore Simon Franck 638 • Limitazione simbolica nelle opere d'arre era poi solamente un riflesso dell'imitazione che si tentava nella vita quotidiana. Le cronache comemporanee ricordano che Filippo il Buono di Borgogna era solito presentarsi in pubblico accompagnato sempre da 12 dignitari, per apparire come Cristo tra i suoi apostoli e lo stesso Dürer si autoritrae più volte sotto i tratti di Cristo, sia come redentore che come "uomo del dolore" 639 • Se le mie ipotesi sono corrette anche di Amedeo di Aymavilles posse– deremmo quindi ben due ritratti, uno palese e l'altro criptato, collocati in origine negli stessi luoghi dove si trovavano i due ritratti di Bonifacio 1: quello pittorico nello stesso affresco della Madonna di Misericordia 637 BAUDOIN J. Les grands imagiers d'Occident, Nonette 1983, pp. 43 e 167. 638 WIRTH J. Il culto delle immagini, in CASTELNUOVO E. / SERGI G. (a cura di), Arti e storia nel medioevo, III Del vedere: pubblici, formee fonzioni, Torino 2004, p. 43. 639 Non credo sia necessario rintracciare copie della "lmitatio Cristi" in proprietà Challant per dimostrare conoscenze che nel XV secolo erano generalizzate. Tuttavia a ti– tolo di curiosità posso segnalare che l'inventario del castello di Verrès redatto nel1565 alla morte di Renato di Challant elenca tra i pochi libri conservati nella "Grande salle auprès de la cuisine ... Ung aultre livre intitulé méditations sur la vie de Jésus crist, en françoys, covert de cuir noir". V. FRUTAZ F. G. Le château de Verrès et l'inventaire de son mobilier en 1565, Torino 1900, p. 8.

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