Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008
266 Bruno Orlandoni ordinato da Bonifacio peril salone d'onore del suo castello di Fénis, quello scultoreo nella stessa chiesa francescana di Aosta, sull'altare di quella mera– vigliosa cappella di San Giacomo degli Aymavilles che si trovava a pochi metri di distanza dai ritratti tombali di Bonifacio I di Pénis e di sua moglie Françoise de Roussillon. 6.3 IL COMMITTENTE: AMEDEO DI CHALLANT, SIGNORE DI AYMAVILLES Turto cio per imrodurre il problema delle influenze che il cantiere di Pénis dovette riflettere sulle scelte dei parenti più stretti di Bonifacio. Sullo sfondo del camiere di Pénis, in effetti, la famiglia di Bonifacio ap– pare, anche se in citazioni minime. Sottesa dalla stessa situazione in cui si in– quadrano i lavori, questa è di fatto citata proprio attraverso la figura del fratello minore del maresciallo, Amedeo, signore di Aymavilles. Come ha già sottolineato Augusta Lange Amedeo a Fénis è anche al cen– tro di un piccolo dramma domestico, quando la sua cagnetta cade demro al pozzo e, per recuperarla, vengono pagati Magno Pinet e illathomus Janinus 640 , incaricati di svuotare la cisterna. Nei computa del casrellano De Del, Amedeo e la sua Aymavilles appa– iono pero citati anche in diverse altre occasioni. Da Aymavilles arriva parte della calce necessaria al cantiere. Per Aymavilles si paga la risistemazione di una stufa. Sopratturto da Aymavilles, domenica 8 febbraio di un anno non precisato ma che, data la sequenza dei conti, do– vrebbe essere il 1395, arriva in persona Amedeo, con quattro cavalli, apposta per discurere con i carpemieri operanti sul cantiere del fratello. Il como regi– stra fedelmeme le spese "fatte per lo stesso signor Amedeo il giorno di dome– nica 8 febbraio, in cui venne a Fénis con quattro cavalli" e aggiunge "et fuerunt cum ipso carpentatores in prandio". Aggiunge addirittura il menu: "in una emina avene una galvia panu frumenti et siliginis vino et carnibus" e il como finale, ammomame a quindici soldi e sei denari 64 1 • La situazione descritta dai conto - un vero e proprio "pranzo di la– voro" - potrebbe sembrarci tanto straordinaria da destare perplessità. In re– altà i pranzi di lavoro si svolgevano nel tardo medioevo con regolarità e frequenze più o meno equivalenti a quelle odierne e le testimonianze sono molteplici. Un'attenta ricerca nei documenti d'epoca potrebbe permettere di costruire un vero e proprio repertorio di situazioni di committenza di questo tipo, tutte 640 LANGE A. cir. 1979. 64 1 AHR FC vol. 197 doc. 11 p. 28v.
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