Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008

276 Bruno Orlandoni convenienter, Et ascendendo usque ad sommitatem dictarum quatuor teysiarum ... " 664 . ln altre registrazioni, infine, risultano citati esplicitamente i "famulis" e i "manuoperariis" dipendenti da Johannetus, che quindi deve considerarsi a tutti gli effetti un capomastro completo, preposto almeno ad una sua piccola équipe, forse vera e propria impresa edile composta di operai, aiutanti e col– laboratori. Cerro il fatto che illathomus di Aymavilles portasse il più comune di tutti i nomi, senza ulteriori precisazioni di patronimici o toponimi, rende la ricerca della sua identità assai problematica. Si deve pero osservare che Johannetus è comunque molto più raro di Johannes, o anche solo di Janinus, e che l'acces– sibilità degli Challant, in particolare proprio di Amedeo e Bonifacio, agli am– bienti professionali di Chambéry doveva essere praticamente totale. È quindi effettivamente possibile che Amedeo di Challant, dovendo pro– curarsi un mastro architetto esperto come maggior responsabile della campa– gna di restauri che voleva condurre ad Aymavilles, e non potendo giovarsi dei lathomi operanti già per il fratello a Fénis, data la parziale sovrapposizione di tempi dei due cantieri, si sia rivolto a quegli ambienti savoiardi che conosceva tramite le frequentazioni di corte. Peraltro, esattamente come nel caso di Bo– nifacio,,si deve ricordare come Amedeo avesse sicuramente frequentato gli am– bienti dei professionisti edili proprio poco prima dell'apertura del cantiere di Aymavilles: in parricolare nell391, quando, per ordine del conte Rosso, aveva visitato le fortezze della Bresse e del Valbonese disponendovi restauri e ripara– zioni665. Si puo anche individuare un altro legame tra Amedeo di Challant e il suo castello di Aymavilles e gli ambienti della corte sabauda. Si è già osservato come Aymavilles sia riconducibile ad una tipologia castrale particolare che proprio nell'ultimo quarto del Quattrocento stava riscuotendo una notevole fortuna. Quello del torrione prismatico accantonato da quattro torrette cilin– driche angolari, infatti, benché riconducibile ad esemplari duecenteschi quali i castelli alverniati di Alleuze o di Domeyrat, era un tipo che aveva vissuto un vero e proprio rilancio alla grande quando Carlo V di Francia lo aveva prescelto peril donjon della sua nuova formidabile residenza/forrezza di Vincennes. Ora nell386 Bona di Borbone, moglie di Amedeo VIe madre di Amedeo VII di Savoia, aveva mandato il suo emissario Stefano de Balma a Parigi alla ricerca di un disegno per una torre che voleva far costruire a Ripaille e, se stiamo alle 664 ]ACCOD J. cit. in BASA XXV, p. 484. 665 VACCARONE L. Scritti sui Chal/ant ed. a c. di L. COLLIARD, Aosta 1967, tav. V

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