Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008

Costruttori di castelli 277 imerpretazioni del Bruchet che aveva riesumato questo documento 666 , il mo– dello poteva essere proprio quello rappresentato da Vincennes. Sappiamo che Stefano de Balma aveva portato un vero e proprio progetto "cuius turris for– mam ... apportavit de Parisius in papiru depictam in coloribus", che la torre in questione "debebat esse ... cum quactuor parvis turribus in quactuor an– gulis" e, infine, che alle riunioni per decidere l'organizzazione dei lavori aveva partecipato anche Iblero di Challam 667 • Purtroppo se è difficile individuare nel castello di Chambéry le aree del– l'intervento di Johannetus, fado con certezza ad Aymavilles è quasi impossi– bile, ma, come vedremo, quella che in questo secondo caso Johannetus sia stato, né più né meno il vero e proprio ricostruttore del castello è ormai molto più che una sempliee ipotesi. Vediamo quali sono gli dementi a favore di questa ipotesi. Se i dari del libro di conti del castellano di Aymavilles possono darci un'idea dell'entità dei lavori svolti al castello, purtroppo restano del tutto muri sulla qualità oggettiva dei restauri in corso. Le possibilità di lectura sono poi del tucto vanificate dalla scomparsa o dai!'obliterazione pressoché totali delle structure medievali. Se il nocciolo del castello è ancora costituito dai torrione prismatico tardoromanico e dalle torri cilindriche ad esso accantonate, i !oro arredi architettonici sono di facto o spariti o celari dalle superfetazioni rococo. È poi stato drasticamente cancellaro tucto l'insieme di structure esterne che cingevano il donjon e che doveva essere estremamente complesso, molto più di quanto non si possa oggi immaginare. Del resto anche a Chambéry è im– possibile individuare le aree del potenziale intervento di Johannetus che dai resto dei conti sembra comunque essersi limitato alla costruzione di un lungo tracto della cima muraria. Le dimensioni ela qualità dell'intervento di Johannetus, volendolo iden– tificare nel lathomus operante a Chambéry, sono quindi destinate a restarci sconosciute. Esiste pero un'altra possibilità, rilevante, di ricostruire i percorsi del no– stro lathomus actraverso i documenti dell'archivio di Aymavilles, perduri ma per fortuna almeno in parte regestati in un inventario redatto nel 1565 in oc– casione delle operazioni di definizione dell'entità dei beni ereditari lasciati da Renato di Challant, già trascricto e pubblicato dai Boson. Il primo documenta 666 BRUCHET M. Le Château de Ripaille, Paris 1907, pp. 342-344. 667 BRUCHET M. cir. e Tosco C. L'architettura religiosa nell'età di Amedeo VIII, in VI– GLINO DA VICO M. 1 Tosco C. (a cura di), Architettura e insediamento nef tardo medioevo in Piemonte, Torino 2003, p. 100.

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