Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008

Costruttori di castelli 319 erano pressoché invisibili, sottratte alla vista da alte mura o che, qualora si avesse avuto il privilegia di superare quelle mura, si avrebbe avuto la sorpresa di scoprire una facciata dall'impatto cromatico quasi pop a causa delle ric– chissime decorazioni pittoriche. Che la stessa piazza era accessibile solo attra– verso due portali aperti in una cinta oggi scomparsa. Che anche questi portali e cinte dovevano essere vivacemente colorati e meravigliosamente dipinti come le facciate del priorato. Che là dove oggi c'è l'ingresso della parrocchiale di San Lorenzo si trovavano della stessa San Lorenzo l'abside e, in più, un'ulte– riore cappella autonoma costruita all'inizio del Cinquecento. Che al posta del tiglio c'era un olmo. Che la base del grande campanile era interamente rive– stita di affreschi probabilmente coperti da una tettoia. Più facile tenere conto delle trasformazioni là dove queste sono assoluta– mente evidenti. Anche qui, pero, frequente è il caso di trasformazioni tali da rendere difficilmente accettabile l'idea stessa di una ricostruzione anche solo mentale - e parziale- del passato. È, per esempio, quasi incredibile accettare l'idea che tutta l'area dove oggi si trova il piccolo centra civico del borgo di Antey-Saint-André, con campanile, chiesa, casa parrocchiale, biblioteca, vecchio e nuovo asilo, all'inizio del Quat– trocento fosse interamente occupata dalla "domus fortis domini de Anthey": una casa forte-castello già proprietà degli Challant-Cly, che dovevano averla costruita a cavallo tra il tredicesimo e il quattordicesimo secolo, passata poi ai Savoia con tutto il feudo nel 1373. Pure le ricostruzioni sia documentarie che topografiche di Alessandro Liviero ed Enrico Tognan sembrano ineccepibilF 57 • Il complesso doveva occupare un'area piuttosto vasta: di fatto il doppio dell'estensione del vicino borgo di Antey, da cui era separata dalla sola "via publicà' che salendo da Châtillon proseguiva poi verso il fondo della Val– tournenche. I due estremi ovest ed est della cinta, vagamente trapezoïdale, dovevano essere segnati da una torre prismatica che non sarebbe altro che la metà infe– riore dell'attuale campanile parrocchiale, e da una torretta cilindrica, anch'essa oggi in parte superstite trasformata in forno a pane. La chiesa, per tutto il periodo di esistenza della "domus fortis", non ne sa– rebbe stata altro che la cappella, accessibile pero di cerro anche alla popolazione dell'adiacente borgo. Sarebbe invece interamente scomparso il nucleo centrale del complesso, che Liviero e Tognan immaginano dietro l'abisde della stessa chiesa, approssimativamente nell'area occupata dai vecchio asilo comunale. 757 LIVlERO A. 1 TOGNAN E. Il était une fois ... le Bourg d'Antey-Saint-André et son châ– teau au Moyen Age, in "Le Flambeau" 169, primavera 1999. Sul borgo di Amey v. ora anche REMACLE C. Vallée d'Aoste, une vallée, des paysages, Torino 2002.

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