Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008

330 Bruno Orlandoni cominciava a languire, spopolandosi e inducendo tagliapietre e architetti a partire per cercare altrove un lavoro che in città sembrava diventare incerto 781 • Sempre più i materiali documentari sembrano permettere di affermare che Mossettaz, ben prima di aver operato per Moriset, per il conte Francesco o per i Sarriod, ben prima di essere stato il "magister operum domini in Valle Augusta" dei Savoia o di essere diventato il "burgensis" impegnato nella vita economica e pubblica aostana riverito dai suoi concittadini con il soprannome di "Stefano delle lmmagini", prima di tutto sia stato lo scultore degli Challant di Fénis e di Aymavilles, forse un loro magister operum, progettista e realizza– tore dei loro programmi di rappresentanza a San Francesco. Il poco che resta oggi delle successive opere realizzate da Mossettaz per Moriset prima, per Francesco di Challant e per i Savoia poi, è di certo parte infinitesima di cio che dovettero essere i programmi di quei committenti, ma mi pare sempre più evidente che l'insieme di quei programmi doveva essere poca cosa a confronto di quanto realizzato già prima del 1420 per Bonifacio, Amedeo e Antonio di Challant. 7.9 ALCUNI POTENZIALI FRAMMENTI FRANCESCANI Naturalmente una possibile via per tentare di riempire almeno in parte il vistoso buco che sta al posto di questo tassello fondamentale nella storia del– l'arte e dell'architettura della Valle d'Aosta è quella di mettersi a scavare in Piazza Chanoux dove la chiesa di San Francesco è praticamente imera fino ad 781 La formazione milanese di Mossettaz puà darsi per quasi certa; il fatto che poi que– sra formazione si sia svolra sul camiere del Duomo resta tra i più probabili. A questo pro– posito, dopo aver fornito alcuni generici riferimenti utili per Mossettaz sui camieri del Duomo scrivevo: "alrri ne potrà individuare chi avrà il coraggio di andare ad indagare rra le centinaia di figurazioni quattrocentesche disperse nei posti più diversi dell'area absidale del Duomo" (v. ÜRLANDONI B. Stefano Mossettaz. architetto, ingegnere e scultore. La civiltà cortese in Valle d'Aosta nella prima metà del QUattrocento, Aosta 2006, p. 442) . Orain se– guito ad un passaggio velocissimo da Milano, - finalizzato a Boccioni e non a Mossettaz - potrei sottolineare che in effetti una lettura attenta dei partiti decorarivi e figurativi del– l'area absidale del Duomo potrebbe davvero rivelarsi proficua. Segnalerei, a titolo di esem– pio, una mensola angolare della serie che fa da sostegno al fregio inferiore ad archetti trilobati, con una splendida resta leonina che in direzione di Mossettaz sembra mostrare ben più che una sempliee suggestione. l:impostazione del volto dell'animale, con occhi e naso quasi umani, sembra il precedente più significative per gli umanissimi leoncini tom– bali di Aimone di Challant, Moriset, Francesco di Challant. Tutta la decorazione del corpo absidale dell'edificio va comunque presa seriamente in esame e- mi si permetta un'osser– vazione- l'impressione che ho- anche ripassando le immagini edite dai Nebbia - è che il più internazionale tra i cantieri italiani tardomedievali, sia stato ancor più internazionale e molto meno lombardo di quanta una storia, forse ancora troppo !egara alle sue origini nazionalisre di fine Ottocento, non tenda a raccontare.

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