Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008
334 Bruno Orlandoni misure medioevali aostane significano 26 pollici per 8 (67,6x20,8) . Si do– vranno poi immaginare una base ed un capitello. Si pub pensare che aumen– tassero di circa un terza i valori dimensionali dell'insieme. Cosl è di solito in moiti complessi tardomedievali. Ce ne forniscono significativi esempi alcune colonnine complete dello stesso Museo BardinF 89 oppure, in Valle d'Aosta, in un contesta assolutamente contiguo, le stesse colonne del chiostro francescano che misuravano quattro piedi di fusto e sei piedi, vale a dire una tesa, se com– plete di basee capitello 790 • Ci si pub chiedere quale fosse la destinazione di un oggetto di questo tipo, che in origine non doveva cerro essere isolato ma fare parte di una serie di esten– sione sconosciuta. Si conoscono diversi utilizzi di materiali di questa tipologia e dimensione. Soprattutto come sostegni di sarcofagi o di altari. Ma non risulta che in valle siano mai esistite tombe di questa tipologia e sembra improbabile che la straordinaria campagna che aveva portato al rifacimento di quasi tutti gli al– tari valdostani nel corso del XVIII secolo avesse risparmiato oggetti siffatti. A guardare le rare descrizioni di monumenti valdostani contenute nei testi storici o cronistici precedenti all'inizio dell'Ottocento sembra pero pos– sibile individuare un contesta - e uno solo - a cui ricondurre un oggetto come quello del museo florentino. È ancora una volta De Tillier a fornirci questa de– scrizione. Parlando sempre della chiesa di San Francesco il grande storico scrive: "Le pavé du choeur est carrellé en losages de marbre blanc et gris ru– stiqué, fermé d'un beau balustre aussi de marbre gris entremeslè d'un trelliage de fer coloré a fleurs dorées" 791 • Il fatto che la colonnina potesse far parte di una balaustra è credibilis– simo. Il fatto che in particolare questa balaustra fosse proprio quella che chiu– deva il coro della chiesa francescana deve essere valutato con attenzione. Innanzitutto De Tillier parla di una "bella balaustra'' . Ora cosa potesse signi– ficare l'aggettivo "bello" per un nobile dell'inizio del Settecento difficilmente pub ricondurci a contesti tardogotici; ma se guardiamo la colonnina del Bar– dini dobbiamo ammettere che effettivamente quella, con la sua esuberanza decorativa, è una delle poche cose di primo Quattrocento aostano che De Til– lier avrebbe potuto giudicare belle senza bisogno di precisare poi che la forma era comunque "à l'ancienne". Il seconda elemento da prendere in considera– zione è il materiale. De Tillier parla di marmo grigio. Possiamo immaginare 789 N ERI LUSANNA E. 1 FAEDO L. Il museo Bardini a Firenze le sculture, Milano 1986, ill. 193, 194, cat. 161, 162. 790 Sui proporzionamenti del chiostro francescano v. Ü RLANDONI B. Architettura in Valle d'Aosta. Il Quattrocento, lvrea 1995, ill. 128 a p. 90. 791 D E TILLIER J.-B. Historique de la Vallée d'Aoste, ed. Aosta 1966, p. 146.
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