Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008
336 Bruno Orlandoni capitelli reggessero una ghiera ad archi: forse acuri, come quello della nicchia che conteneva il sepolcro di Bonifacio e Francesca, oppure acuti trilobati, o an– cora carenati ribassati. È difficile immaginare l'altezza di questo coronamento superiore della balaustra perché non conosciamo il ritmo delle colonne. Cerro l'alrezza degli archi, soprattutto se acuti, sarà stara proporzionale alla !oro luce. Comunque se immaginiamo le colonnine distanti anche solo una trentina di centimetri - mi pare la distanza minima possibile -, gli archi acuti si sarebbero chiusi ad almeno 35-40 centimetri di altezza sopra i capitelli, e a questa mi– sura dobbiamo ancora aggiungere una certa porzione di ghiera cieca che po– teva poi ancora essere sormontata da una comice superiore. Possiamo immaginare che la parte cieca della ghiera e il mancorrente superiore fossero alti ciascuno almeno come Io zoccolo inferiore su cui poggiavano le colon– nine. Il tutto per un'altezza minima di circa 50, ma forse anche 60 centime– tri. Questa misura potrà essere ridotta di poco se invece che una ghiera ad archi acuti o acuti trilobati ne immaginiamo una ad archi carenati. La balau– stra doveva quindi misurare attorno al metro e ottanta dai pavimento del coro ed ergersi a circa due merri e quaranta di alrezza sopra quello della navata, ma sono comunque le altezze minime ipotizzabili. Volendo largheggiare po– tremmo anche immaginare misure più elevate. Dobbiamo infine immaginare un'ulteriore sopraelevazione del corona– mento nel tratto in cui questo doveva sormontare il varco di accesso al coro, che si puo immaginare identico per profilo a quelli della ghiera stessa, cioè ad arco acuto o carenato. Possiamo immaginare che la porta di accesso fosse fian– cheggiata da due pilastri terminanti a pinnacolo gotico, magari arricchiti da ca– pitellini figurati, come vediamo nella nicchia della seconda tomba di Oger Moriset a Saint-Jean de Maurienne. È possibile che tutti questi altri dementi che costituivano il coronamento fossero ancora in bardiglio. Il marmo bianco avrebbe quindi poturo essere riservato ai soli fusti e ai capitelli delle colonne. Il dominio prevalente del bardiglio spiegherebbe bene come de Tillier avesse poruto parlare di balaustra in marmo grigio. Per contro sembra molto proba– bile che la bicromia che dominava nel pavimento del coro retrostante "blanc et gris rustiqué" e nel paramento del sarcofago di Bonifacio e Francesca, tor– nasse anche nella balaustra che chiudeva verso la navata quel coro che di fatto era anche la cappella sepolcrale degli Challant di Fénis. Gioverà ancora ricor– dare come la bicromia bianco/nero fosse una vera e propria costante dell'ap– parato di rappresentanza di Bonifacio di Challant, come dimostra anche la decorazione a losanghe bianche e nere del cortile del castello di Fénis, riflet– tendo anche su come, in fondo, il bianco e il nero fossero due dei tre colori araldici degli Challant.
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