Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008

Costruttori di castelli 337 Fino a questo punto tutto concorderebbe con qualche riserva. Manca solo un elemento. De Tillier precisa come alla balaustra si intrecciasse un "trelliage en fer coloré a fleurs dorées": "un graticcio in ferro colorato a fiori dorati". Dobbiamo immaginarlo a chiudere gli intercolumni e in forma di cancello a chiudere il varco di accesso al coro. ln effetti le due foto edite sul catalogo del museo Bardini non lascerebbero intendere come questo graticcio in ferro bat– tuta potesse connettersi al colonnato, ma se invece che sul piano frontale la co– lonna fosse stata fotografata sui piani lateralF 92 , o anche solo su tagli diagonali, si sarebbero viste benissimo le scanalature che dalla base salgono per poco più di venti centimetri di lunghezza per 3 o 4 di larghezza, realizzate proprio per incastrarci le sezioni della grata. È cerro quindi che la colonnina Bardini fosse connessa sui lati a qualche altro elemento e la tipologia di incastro che si puo dedurre dal reperto sembra particolarmente indicata proprio per permettere l'incastro di dementi metallici. Tornero su alcuni aspetti della possibile forma di questa balaustra. Ma subito mi pare necessario affrontare il problema della sua coerenza rispetto ai contesti monumentali della Valle, come li conosciamo dalla documentazione scritta. Sappiamo che per tutto il medioevo i cori e le aree presbiteriali delle chiese erano chiusi all'accesso da strutture di vario tipo e complessità. Cono– sciamo le transennature delle chiese paleocristiane che in ambito orientale bi– zantino erano cresciute in altezza acquisendo la funzione di supporto delle immagini e il nome di iconostasi. ln Occidente, invece, alle iconostasi, alte ma sostanzialmente piatte, si erano progressivamente sostituite strutture più com– posite, profonde, coperte da volte che reggevano un vero e proprio piano su– periore elevato, su cui potevano trovarsi anche altari e pulpiti da cui i sacerdoti leggevano ai fedeli il vangelo e l'epistola e rivolgevano le prediche. Queste strutture vengono chiamate jubé in Francia, pontili in ltalia, choir screen in ln– ghilterra, Chorschranke in Germania. ln Val d'Aosta tutto lascia supporre che jubé di questo tipo si trovassero nelle chiese maggiori e più semplici chiusure a muro dominassero il panorama delle parrocchiali minori. 1 verbali delle visite pastorali testimoniano pero di una precisa evoluzione in corso proprio all'inizio del Quattrocento. Tra le rac– comandazioni più frequenti rilasciate dai visitatori pastorali troviamo infatti quella di demolire le antiche clôtures e sostituirle con strutture di nuova tipo– logia. Mentre in alcune chiese, per esempio quella di Verrayes, questa sostitu– zione era già avvenuta, in altre era in corso. 792 Il caralogo del museo pubblica due foro della colonna, ma, curiosamenre, evi– denremente per un errore in composizione, invece di pubblicare le due foro dei due lati del– l'oggetro pubblica due volte la sressa foro.

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