Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008

338 Bruno Orlandoni Indicazioni precise sulla natura di queste recinzioni sono contenute nelle costituzioni sinodali del1434. Dopo aver precisato che ogni chiesa deve con– stare di due parti distinte, vale a dire il "cancellum seu tribunam depictam continentem altare et bona parrochialia, situs rectoris, clerici et ministrorum divinorum officiorum et non aliorum" e la "navem pro fonctibus baptismali– bus", le costituzioni aggiungono chiaramente: "Inter quas tribunam et navem existent derasie non occupantes visum, claudentes tamen passagium, susti– nentes magnam crucem cum magna crucifixo" 793 • Evidentemente la balaustra del coro francescano doveva appartenere già a questa nuova tipologia e ci si chiede se non sia stara anche proprio la sua co– struzione a spingere Giorgio di Saluzzo, appena salito alla cattedra che era stara di Moriset, ad inserire le precise prescrizioni sulle nuove tipologie di cancel– lare nelle stesse costituzioni sinodali. Si possono avanzare anche altre ipotesi sulla natura di questa balaustra che, per quanto se ne puo immaginare, doveva costituire in parte un'anoma– lia e una novità per la Valle. Se andiamo a cercare esempi di recinzioni corali coeve in un più ampio contesta europeo - tra i non moiti superstiti o docu– mentati- vediamo che spesso sono riservati a spazi liturgici molto particolari. Pensa per esempio alla grata leggerissima che chiude il presbiterio della cap– pella delle reliquie nel Karlstejn di Carlo IV in Boemia. Oppure alle recin– zioni traforate che isolano dalla navata le due cappelle sepolcrali dei Borbone nell'abbazia di Souvigny. 0 ancora al jubé ligneo- in realtà più che un jubé vero e proprio una semplice cancellata meravigliosamente decorata - nella cappella di Saint Fiacre a Le Faouet, in Bretagna. Siamo comunque quasi sem– pre di fronte a strutture pensate specificamente per committenze nobiliari e ci si chiede se l' assetto della recinzione francescana non volesse rimarcare anche soprattutto questo aspetto, non tanto di chiusura di un coro monastico, quanto di isolamento, ma di isolamento visibile, dello spazio di autorappre– sentazione della più potente famiglia della Valle. Del resto non dobbiamo di– menticare che sempre Mossettaz rra il 1420 e il 1422 perla cappella sepolcrale del vescovo Moriset in Cattedrale avrebbe pensato ancora una volta non ad una struttura chiusa ma ad una grata, come sappiamo dai verbale della visita del– l'arcivescovo di Tarantasia che descriveva la cappella "circumvallata quoque daresiis ferreis". All'ipotesi di ricostruzione che avanzo se ne possono naturalmente con- 793 ROULLET E. Vita religiosa nella diocesi di Aosta tra i/1444 e il 1525, Tesi di laurea in storia del crisrianesimo, Facolrà di lenere e filosofia, Università degli srudi di Torino, anno ace. 1981-82, p. 355.

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