Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008

340 Bruno Orlandoni monianza dell'attenzione dello scultore al repertorio degli orefici operanti in Valle, dal momento che lo stesso motivo ritorna in alcune opere aostane rea– lizzate in quelle tecniche 796 • Ora mi pare possibile perfezionare quella ipotesi. Sempre di attenzione ad opere metalliche dovrebbe trattarsi, ma non di orefi– cerie, bensl proprio di ferri battuti. E Mossettaz potrebbe non tanto aver ere– ditato il modello da altri artisti ma esserne stato l'inventore, magari insieme ad un qualche fabbro aostano, nell'ambito della progettazione della balaustra francescana che per il suo impatto monumentale e per la sua qualità - non a caso sarebbe stata giudicata bella ancora tre secoli più tardi da De Tillier- si sarebbe poi imposta come modello di riferimento, riproposto dallo stesso seul– tore in altre opere di incerta collocazione, quali appunto la crocefissione tori– nese. All'oreficeria il motivo potrebbe essere arrivato in un secondo tempo, tra l'altro nel momento in cui Jean de Malines lanciava quella tipologia di de– corazione, sempre a graticcio e motivi vegetali, per moiti versi più moderna, che dal fondo della cassa di San Grato sarebbe poi dilagata su decine di cas– sette reliquiarie sparse in tutta la Valle, databili tutte apparentemente verso il terzo quarto del secolo. Naturalmente tutte queste sono solo ipotesi e lasciano aperta un'estesa gamma di problemi. Tra gli altri ne possiamo segnalare tre. Il primo è relativo al possibile rapporto con la vasca del fondo Mozzi. Questa, data la tipologia di decorazione, l'apparente somiglianza di materiale e anche i vicini luoghi di conservazione museale 797 , aveva un legame con la balaustra? lmpossibile a dirsi. Dall'unica foto che possediamo è pero possibile vedere - purtroppo sullato opposto rispetto a quello da cui è presa la foto - il margine superiore di una scanalatura semicircolare che ne segnava la super– ficie esterna, simile ai margini esterni delle scanalature che nella colonnina Bardini servivano da guide per l'innesto del trelliage en fer coloré. Questa, pero, se si immagina che la vasca fosse stata un piccolo fonte battesimale, avrebbe anche potuto servire ad innestare una cerniera per tenere bloccato un coper– chio. Anche per vasche di questo tipo è possibile immaginare una certa diffu– sione in Vallee, verosimilmente un certo ruolo normativo svolto dall'attività 796 Bisogna ricordare almeno la cassa reliquiaria detta di San Grato del tesoro della Collegiata e una pace (frutto perà di un rimontaggio) della Cattedrale. 797 È evidente che date le !oro collocazioni, tutte in ambiti Bardini, la vasca Mozzi, la colonnina, come anche i due gisant femminili, dovevano far parte di un lotto di mate– riali aostani che per ora non sappiamo come fosse pervenuto a Bardini. Possiamo imma– ginare che il lotto in origine fosse anche più esteso - e forse molto più esteso; ma non sappiamo fi no a quai punto fosse omogeneo: i materiali che lo componevano potevano in– fatti avere anche provenienze diverse.

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