Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008

Costruttori di castelli 345 degli aspetti dellinguaggio di Mossettaz, non a caso individuata con corret– tezza nella colonnina Bardini da chi ha steso la scheda per il catalogo del museo, attribuendo proprio ad ambito lombardo la sua esecuzione e ritar– dando solo di un paio di decenni o poco più la sua collocazione cronologica. E sia pure chiaro che questa direzione di naturalismo lombardo è un dato di fano. Prescinde cioè dall'accettazione o meno delle mie ipotesi sulla balau– stra francescana essendo giustificata già solo dalla coesistenza dell'edera della colonnina Bardini, dei trifogli di Moriset, dei tralci di vite di Tommaso Il, delle primule della formella di Introd. Per altro questa attenzione alla realtà fisica e visiva della natura all'inizio del XV secolo doveva apparire anche agli occhi dei committenti come una fa– scinosa novità culturale. E di fatti anche in questa operazione e ne! trapianto in Valle di questa attenzione naturalistica, ancora una volta non si puo igno– rare il ruolo di Bonifacio di Challant. Non dobbiamo dimenticare come buona parte del quaderno di conti peri restauri di Fénis dell393-95 sia relativa pro– prio alla sistemazione di un viridarium, testimonianza di quella cultura del giardino e dell' hortus conclusus che permeerà di sé buona parte del gotico tardo -non a caso in passato chiamato anche "gotico fiorito" -. Questa attenzione veniva poi ribadita in maniera inequivocabile negli affreschi di Fénis. Come ha osservato in passato Francesco Corni il prato su cui si ergono i saggi affre– scati intorno ai ballatoi del cortile del castello non è un prato fittizio o di fan– tasia, ma un vero e proprio saggio di analisi botanica: un habitat naturale reale, corrispondente a quello che gli esperti del settore definiscono "prato irriguo di fondo valle", per di più rappresentato in una precisa fase di maturazione sta– gionale, corrispondente alla piena primavera: in altri termini, né più né meno, il prato che Bonifacio, la sua famiglia, i suoi ospiti, i suoi artisti potevano ve– dere davanti al castello ne! mese di maggio 805 • Infine, ultima componente lombarda o più genericamente subalpina, ita– liana, da tenere presente, il fatto stesso che ne! progettare la balaustra si sia fatto ricorso a colonne piuttosto che a pilastrini compositi di tipo flamboyant, come sono invece quelli che dominano di solito in tutti i complessi monu– mentali transalpini praticamente fino all'inizio del sedicesimo secolo. La colonna, infatti, appartiene ad un tipo che entro i primi due o tre de– cenni del Quattrocento non è particolarmente diffuso, ma alcuni esemplari si– gnificativi sono individuabili in monumenti che hanno un effettivo legame con il cantiere del duomo di Milano. Penso alle colonnine che reggono il 805 CORN! F. Osservazioni botaniche sugli affi"eschi di Fénis eManta emlle vetrate di Am– bronay, in ÜRLANDONI B. 1 PROLA D. Il castello di Fénis, Aosra 1982, pp. 176-177.

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