Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008
346 Bruno Orlandoni monumento funebre della famiglia Caldora, nella Badia di Santo Spirito a Sulmona, anch'esse rivestite da un tralcio ascendente a spirale che potrebbe benissimo rappresentare un precedente dei tralci della colonnina Bardini. Il monumento Caldora veniva firmato nel1412 da un Gualterius de Alamania che sempre più la critica tende ad identificare in Gualtieri di Monaco o Wal– ter Monich (o Munich). Walter è documentato a Milano dal1399 e dopo vari interventi si ritrova dai 1403 a capo della squadra di lapicidi che lavorava al duomo. Alla fine del 1407 viene sostituito in quel ruolo da Jacopino da Tra– date, riceve pero ancora pagamenti fino al 1409. È verosimile che da quelle date Walter sia partito per cercare fortuna e impieghi altrove e si è abbastanza concordi nell'identificarlo ne! Gualterius johannis de Monaco teotonicus, bonus et optimus magister che il 3 maggio 141 0 veniva ingaggiato dagli operai del Duomo di Orvieto. ln quel!'occasione Walter era assunto insieme a Johannes Berri de Mediolano, prima perdue mesi, poi per altri dieci, con salari di sette fiorini mensili il tedesco e cinque e mezzo il lombardo. Dopo l'episodio or– vietano Walter doveva approdare in Abruzzo per lavorare appunto alla tomba Caldora, dopo di che se ne perdono le tracce 806 • Cito in dettaglio questi dati perché configurano una situazione non dis– simile da quella in cui si deve essere trovato Mossettaz, in anni del tutto coin– cidenti, solamente in direzioni geografiche opposte e, verosimilmente, con un cerro divario di età rispetto al Monich (ma non necessariamente rispetto al Berri). Nella tomba Caldora, comunque, pur in un ambito diverso, per moiti aspetti più spumeggiante e fiorito di quello aostano, gli dementi di riferimento per Mossettaz sono mo!ti. Oltre alla struttura stessa del gisant va segnalato so– prattutto il ricorso a quei motivi decorativi vegetali a tralci ondulati che sa– ranno poi effettivamente uno dei leit-motiv della decorazione aostana ne! secondo quarto del secolo. Monich si qualifica dunque, insieme ad altri scul– tori internazionali- da Hans Fernach a Roland de Banille- come un altro po– tenziale maestro del giovane Mossettaz, apprendista sui cantieri del Duomo milanese. La possibilità che la colonnina Bardini provenga dalla chiesa francescana di Aosta, e in particolare dalla clôture del suo coro, riapre ancora una volta il problema della rilettura e della ricostruzione ipotetica di quel cantiere. 1 nodi cruciali su cui si puè> continuare a ragionare sono tutti relativi alle ti– pologie di arredo e alle forme decorative del corpo absidale. Possiamo collocare 806 CAVAZZINI L. Il crepu.scolo della scultura medievale in Lombardia, Firenze 2004, pp. 49-53 e bibliografia relativa.
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