Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008
Costruttori di castelli 349 sembra quindi quanta mai credibile. ~apparente contiguità stilistica che sem– bra caratterizzare la decorazione della colonnina superstite e la decorazione a trifogli del gisant di Oger Moriset, terminato entro la primavera del 1421, po– trebbe anche rappresentare una conferma di questa ipotesi. Già solo fino a questo punto gli interventi vo!uti dai figli di Aimone di Challant dovevano esser stati imponenti. Ma non è tutto. Sappiamo che altre parti del complesso erano state toccate e possiamo immaginare anche diversi lavori di cui non possediamo traccia documentaria. lnnanzitutto sappiamo che tutta la chiesa era coperta da un "plancher, relevé de sculptures . .. fait à facon de voute toutte parsemée des armes de Challant" 807 • Dobbiamo immaginarlo, ne! grande, come modello peril "ma– gnificum opus valde sumptuosum", vale a dire il solanum chari, che Francesco di Challant avrebbe ordinato nel1429 allo stesso Mossettaz per coprire il coro della cattedrale dove avrebbe dovuto trovare posto la sua tomba. Ne! piccolo, come idea ispiratrice per saggi più privati quali il soffitto delle teste del ca– stello Sariod de la Tour, realizzato subito dopo il1432, o, più avanti ne! secolo, il soffitto - oggi purtroppo incompleto - del castello di Avise. È poi difficile immaginare che, dati il significato, il prestigio, i valori sim– bolici del tutto, Bonifacio avesse lasciato ad altri il compito di provvedere agli ar– redi mobili del coro. Dobbiamo quindi pensare alla decorazione dell'altare maggiore, forse concepita in parallelo a quella dell'altare della cappella di San Giacomo; a una serie di stalli corali e relativo leggio per i monaci; non sappiamo se sul coro si trovavano nicchie per lavabi, armadi per gli oggetti e peri paramenti per il culto, tabernacoli per le ostie consacrate. Sappiamo pero per certo che fino all'inizio del Seicento gli Challant di Fénis avrebbero goduto del raro privilegia di disporre di un !oro banco di famiglia all'interno del coro, posto sopra la !oro cripta sepolcrale. E possiamo ben credere che questo banco non fosse una sem– pliee panchetta 808 • Possiamo anzi immaginare un banco sormontato da un grande baldacchino ligneo, con dossali, fiancali, frontali scolpiti. 807 DE TILLIER].-B. Historique de la Vallée d'Aoste, ed. Aosca 1966, p. 147. 808 Le informazioni sul banco di famiglia sono comenuce in alcuni documemi rela– civi alla comroversia naca quando cra il 1639 e il 1642 i francescani rimuovevano il banco. V. BARBER! S. 1 VICQUIÔRY D. Il complessofrancescano da/XVIsecolo alla distruzione, in OR– LANDON! B. La chiesa di San Francesco in Aosta, Torino 1986, Appendice l, doc. I, II, III (in AHR Fonds Challam, vol. 83, n. 4 en. 6), p. 189 e 190. Come possibili riferimemi si possono segnalare due banchi, di poco più amichi, nati con una prestigiosissima funzione analoga: quello della cerrosa di Champmol, conservaro al Museo archeologico di Dijon, e quello della Saime Chapelle di Bourges, conservaco nella chiesa di Morogues. V. ADRIAN A. Le banc d'oeuvre de Morogues, in DE CHANCEL-BARDELOT B. 1 RAYNAUD C. (ac. di), Une fondation disparue de jean de France, duc de Berry. La Sainte-Chapelle de Bourges, Bourges
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NzY4MjI=