Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008

350 Bruno Orlandoni Naturalmente per tutti questi accessori è impossibile proporre sia assetti che tempi di esecuzione. Si puo pero ricordare come nd testamento del 1421 Bo– nifacio disponesse un lascito di mille fiorini a San Francesco, una "certam par– rem et maiorem" dei quali già consegnata ai frati e come questa donazione fosse destinata esplicitamente "pro edificio ecclesie" 809 , vale a dire "ali' edificazione della chiesa'', non sappiamo se ne! senso della costruzione o piuttosto anche solo di decorazione di sue parti che comunque evidentemente non dovevano essere ancora state terminate. Viene comunque da pensare ad un intervento ancora notevole. Per esempio proprio alla costruzione del soffitto decorato a forma di volta, che avrebbe ben potuto chiudere l'insieme monumentale suggellandolo. Quello che appare certo è comunque che entro i termini del secondo de– cennio del secolo Mossettaz doveva aver già prodotto una quantità di materiali decorativi e scolpiti tali da meritare quel soprannome di "Stefano delle Im– magini" con cui appare citato nei documenti aostani almeno dal1425. Doveva anche essersi ben guadagnato la stima e la riconoscenza dei suoi committenti e tutto cio giustifica ampiamente il fatto di scoprire Amedeo di Aymavilles tra i testimoni di nozze dello scultore, e di scoprire che la sposa era chiaramente una fanciulla dello stretto entourage di Bonifacio. Si puo sottolineare anche un altro aspetto del problema che dovrà sempre essere tenuto ben presente ne! valutare le pertinenze stilistiche delle opere di Mossettaz riconducibili a questa fase del suo iter. Due tombe monumentali con quattro gisants e relativi animali araldici, la balaustra del coro, il pavimento in piastrelle litiche, la decorazione della cappella degli Aymavilles, che potremmo anche immaginare in forma di una profusione di alabastris sculptis de diversis fi– guris, come sarebbe poi stata subito dopo il 1420 la cappella sepolcrale di Mo– riset in cattedrale, le decorazioni e le strutture di base dell'altare maggiore e di quello della stessa cappella degli Aymavilles, lo scavo della cripta sepolcrale, sono opere che - pur senza bisogno di aggiungerci il soffitto a forma di volta scolpito e decorato dagli stemmi Challant, il banco di famiglia, tabernacoli, ar– madi, nicchie per lavabi - implicano l'impiego di una forza lavoro numerica– mente imponente e tecnicamente qualificata. In altri termini fin dall'inizio dei lavori, subito dopo il 1410, Mossettaz aveva dovuto necessariamente provvedere a cercare sul territorio e forse anche fuori, collaboratori, soci, garzoni da coin– volgere sia nelle operazioni di tipo più strettamente murario ed edile che in quelle di ci po più più specificamente decorativo e scultoreo. Non solo, seguendo 2004, pp. 90-101. PROCHNO R. L'église et son aménagement intérieur, in FLIEGEL S. N. 1 jUGIE S. (ac. di), L'art à la cour de Bourgogne. Le mécénat de Philippe le Hardi et de jean sans Peur (1364-1419), pp. 179-182. 809 ZANOLLI O . Les testaments des seigneurs de Cha/fant, 1Aosta 1974.

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