Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008

56 Bruno Orlandoni moggi 160 venivano poi rivenduti ai tagliapietre "che devono fare le mura del castello" 98 • ln effetti nei successivi conti del1279-1280 troviamo che illatho– mus Guglielmo di Chevrère era debitore al castellano dell'ingente somma di 53libbre e 17 soldi "pro arena que remansit anno preterito ei vendità' 99 • Per tutto questo successivo registro, relativo ai conti del periodo compreso tra il2luglio 1278 e il2luglio 1279, i lavori continuano alacremente 100 • Dopo una prima serie di spese relative all'acquisto di scandole e clavini "perle coper– ture degli edifici del castello", relative al rifacimento del tetto della cappella e all'apertura di una finestra "in tecto camere", si registra la sistemazione dei "dolii" peril vino del signor contee l'acquisto di "circulis" per "rilegarli" 101 • Non si cita più nessuno dei muratori e tagliapietre presenti sul cantiere l'anno precedente 102 • Appare invece un Nichodus che è pagato 35 soldi perdue "muetis factis supra duas tornellas clausurarum muri novi". Il dato è comun– que interessante perché permette di stabilire che le mura che si erano costruite erano rinforzate da torrette di fiancheggiamento. La documentazione icono– grafica relativa all'antico castello di Bard è molto incompleta. Da cio che resta sembra pero che torrette di rinforzo e fiancheggiamento fossero assenti dalle cime basse esterne e si trovassero invece nelle sole cime interne, sulla parte più alta della rupe, a difesa degli edifici residenziali e del torrione. Se ne dedurrebbe quindi- anche se con un certo beneficio di inventario- che Nichodus avesse lavorato alle difese ultime, più interne del complesso 103 • 98 R.JVOLIN cit. p. 226. 99 R.!vOLIN cit. p. 235. 100 Tutti i dati relativi alle spese del periodo 1278-1279 sono in RlvüLIN cit. p. 233-234. 101 È un dato che ritorna con frequenza, praticamente ogni anno e non solo nei conti di Bard. Il vino era una delle maggiori ricchezze dell'epoca e i pagamenti avvenivano spesso in natura, e quindi anche in vino, misurato a moggi. Ogni centro di potere aveva quindi il problema della conservazione del vino, che avveniva in tini e botti di varie dimensioni. Queste erano sempre in legno e soprattutto avevano in legno anche i circoli per tenere in– sieme le diverse doghe. Quando la botte era piena la pressione del vino faceva forza su questi "circulis" che si tendevano fino al limite della rottura. Quando poi la botte veniva svuotata, l'allentamento della pressione provocava una sorta di collasso dei circoli che do– vevano quindi venire cambiati. Loperazione avveniva quasi ogni anno e, come si vedrà più avanti, nei conti di altre castellanie, a compiere questa operazione erano chiamati spesso gli stessi carpentieri impegnati nei lavori edili ai castelli. 102 Va precisato che le citazioni dei nomi sembrano spesso fortuite e comunque !egare a scelte casuali. Lassenza dei nomi dai conti non puè quindi cerro assumersi a indice del cambiamento di maestranze. 103 Va comunque ricordato che le fonti iconografiche più antiche sono di tre secoli più tarde. Tre secoli nei quali le trasformazioni- anche solo i crolli- avrebbero potutto essere moite e consistenti.

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