Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2008
Costruttori di castelli 95 Innocenzo IV dall243 all254, e con Ottobuono Fieschi, cugino di Beatrice, papa Adriano V ne! 1276. 1 rapporti di parentela dovevano costruire solidi le– garni e, nonostante la breve durata del papato di Adriano V, il peso della fa– miglia Fieschi era notevole. Si tratterà semmai di chiarire i tempi dei diversi legami e rapporti. Gof– fredo Il, per esempio, appare nella documentazione solo dai 1281, quindi ben al di fuori dei tempi del papato di Innocenzo IV Moiti documenti di quel papato recano pero la firma e il sigillo dell'altro aostano Rodolfo Grossi, arcivescovo di Tarantasia. Cosl Ottobuono, già al tempo del papato dello zio, era nunzio in lnghilterra 213 quando a Hereford era vescovo il sa– voiardo Pierre d'Aigueblanche- già canonico della cattedrale di Aosta - ne! momento in cui la corte inglese intratteneva i rapporti più intensi sia con la corte sabauda in senso lato che, più in particolare, con l'aostano ar– civescovo Rodolfo Grossi. Per altro una sorella di Ottobuono aveva sposato lo zio di Eleonora di Provenza, moglie di Enrico III Plantageneto e figlia di Beatrice di Savoia. È quindi probabile che accanto al rapporta Fieschi/Chal– lam esistesse anche un meno noto ma altrettanto forte legame Fieschi/Châ– telard. Tra le poche cose che le fonti storiche ripetono a proposito di Goffredo II di Challant- premorto al padre Ebalo di un quarto di secolo e quindi scom– parso giovane- c'è la nomina a senatore romano. Non ne ho mai trovato con– ferme sicure ma la cosa sarebbe stata possibile al tempo di Carlo II d'Angio, grande regolatore della politica civica romana e confermerebbe un ruolo di spicco internazionale degli Challant, sempre accanto ai Fieschi, ne! partita guelfo. Per altro cio quadrerebbe con il ruolo dei Quart, nemici storici degli Challant, ne! partita ghibellino. 1dati al riguardo, fin qui trascurati da una sto– riografia valdostana troppo appiattita sugli interessi e sulla visione molto di parte degli storici cattolici, quando non proprio ecclesiastici, si stanno accu– mulando con fatica ma anche con relativa sicurezza. Cosl alle segnalazioni d'epoca di Pietro Azario che già ne! suo "De bello canepiciano" citava espres– samente i Quart e i Vallaise tra le famiglie "de partibus gibellinis" si possono aggiungere eventi noti da tempo ma che solo all'interno di quest'ottica poli– rica acquistano significato. Per esempio il fano che all'inizio del Trecento Ai– mone di Quart, vescovo di Ginevra, avesse fano parte della folta comitiva che 213 Un rirrarto- ovviamenre idealizzato- di Ortobuono, nunzio in Inghilrerra, è sul cosiddeno "Ampleforrh Leaf" del Salrerio Oscon: v. VERDIER P. 1 BRJEGER P. 1 FARQUAHR MONTPETIT M. (a cura di), Art and the courts, France and Englandfrom 1259 to 1328, caralogo della mosrra, Orrawa 1972, vol. I, scheda 22, pp. 93-94 e vol. II, ill. 32 a p. 50.
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