Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2009
Costruttori di castelli 101 10.3 RESTAURI A CHÂTEL-ARGENT Le ricerche nei materiali d'archivio, sempre più intense in questi ultimi anni, stanno continuando a produrre dari non solo inediti, ma spesso anche veramente inattesi. Cosl quanto meno singolare è il reperimento, nei computa della castella– nia di Aosta per l'anno 1442, di una registrazione relativa ad una campagna di restauri condotta al castello di Châtel-Argent. Era, questo, il più antico e glorioso possedimento dei Savoia in Valle d'Aosta. 1 dari storici di nostra conoscenza permettono di stabilire che il suo ruo– lo doveva essere stato massimo nel corso del XIII secolo, alla fine del qua– le i Savoia avevano ordinato la costruzione del suo torrione cilindrico. Già nel Trecento, pero, il ruolo del castello sembra essere stato decisamente più marginale, in un certo senso soffocato dai fiorire del balivato di Aosta, che per consuetudine veniva assegnato in carica allo stesso castellano di Châtel– Argent. Vago nel corso del Trecento, il ruolo del castello sembra poi veramente annullarsi nel corso del secolo successivo. Ecco ora, invece, il soccorso di questo breve e a volte oscuro documenta che testimonia di una piccola ma significativa campagna di manutenzione. Il resto è, di fatto, relativo alla citazione della visita di ricezione dei lavori compiuti e ali'emissione del mandato di pagamento. Lo stanziamento era stato ordinato dalla camera dei conti nelluglio del 1442. Il mistrale di Villeneuve Pietro Vobert aveva ordinato la perizia ai lavori che era stara effettuata il 2 gennaio 1444. Al castello era salito il carpentiere aostano Pietro Bertini, che conosciamo perché una dozzina di anni prima, nel 1432-1433, insieme al fabbro Aymone Marcho aveva fornito al balivo Aimone di Châteauvieux la carena e i chiodi necessari alla sistemazione della forca di Aosta 203 • Con lui si trovavano l'altro carpentiere Vuitturius Cortus, detto Proret, il fabbro Pietro di Champorcher e un quarto personaggio di professione non specificata, di nome Aimone Tridanto. Il verbale della visita prendeva atto della sistemazione di due porte, delle quali si dovevano pagare chiodi ("tacheriis"), spranghe ("experiis" per "ex– parris"?) e "pallanchiis" di legno. Parla poi dei "tutedris" della sala, della si– stemazione del "pontono" e della porta "(du) Dammon", di una "res que vocatur(ecpt)", e ancora di una "stala novà'. 203 ÜRLANDONI B. Artigiani e artisti in Valle d'Aosta, lvrea 1998, voce Pierro Berrini.
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