Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2009
102 Bruno Orlandoni Mentre non mi azzardo ad interpretare né i "tutedris" né la "res que vo– catur ecpt" credo che il termine "Oammon", e anche "Damon" con una sola emme in un altro passo dei conti, possa interpretarsi per una storpiatura di donjon. Dubbia invece anche la traduzione della "stala novà'. Potrebbe essere una "stallà' nuova, ma in questo caso lo scrivano avrebbe dovuto saltare l'intera sillaba "bu" e anche cambiare di genere al termine per trasformare in "stalà' uno stabulum. I.:unica alternativa è pero ben più eclatante e dovrebbe essere addirittura una "salà' nuova. Al momento attuale delle nostre conoscenze sembra quasi incredibile che a Châtel-Argent nel 1442 si potessero costruire nuovi vani di rappresentanza. Mentre ambienti di servizio avrebbero potuto avere sempre una loro funzione, anche nel caso della trasformazione del castello in un vero e proprio deposito, una "salà' nuova parrebbe proprio quanto di più improbabile. So– prattutto se si tiene conto del fatto che il castellano di Châtel-Argent nonché balivo di Aosta, proprio in quegli stessi anni poteva finalmente fruire di una sala nuovissima nella vicina città: nel vano ricostruito da Pietro di Bonino nella stessa torre dei Balivi. Unica spiegazione credibile è il fatto che la "sala novà' in questione fosse nova di nome ma non di fatto; che cioè al castello esistessero da più tempo - per la precisione da secoli - più sale e che una di queste venisse tradizionalmente chiamata "sala nuovà' per distinguerla dalle altre. Ancora una volta, purtroppo, lo stato di totale abbandono in cui versano da secoli le rovine del castello rende vani i tentativi di individuazione e loca– lizzazione di queste strutture. Ultima osservazione interessante e misteriosa, cioè fin qui non spiegabi– le, il fatto che dal conto risulti del tutto assente il nome del magister operum sabaudo in carica, Mossettaz. 10.4 STEFANO MOSSETTAZ E UNA CAMPAGNA DI RESTAURI AI CASTELLI DI MONTJOVET E DI CHENAL: 1439-1442 Questi appare invece, nella sua veste di magister operum domini in Valle Augusta, più o mena negli stessi anni, dal 1439 al 1442, come principale re– sponsabile di un'altra campagna di cui è emersa una vistosa traccia sempre nei computa della castellania di Aosta: quella condotta ai castelli del mandarnento di Montjovet. Anche in questo casa, come a Châtel-Argent, non è possibile localizzare con precisione in quale parte degli stabili si trovassero i vani toccati dai lavori ma è evidente che l'intervento deve aver assunta una dimensione decisamente impegnativa.
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