Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2009

Costruttori di castelli 129 di famiglia nella cappella sepolcrale, ora che diventa possibile immaginare un contesta ambientale a cui ricondurle, puo considerarsi, forse, qualcosa di più di una semplice ipotesi e tra le diverse opzioni fino ad ora proposte (boiseries di sale del castello, frammenti di mobili, elementi generici di rivestimento della cappella) sembra emergere con particolare forza. Cerro la loro collo– cazione esatta resta problematica: dossali? Frontali? Fiancali? lmpossibile a dirsi. Si puo pero osservare che un pannello chiaramente ispirato ad una delle formelle (quella col rosone accantonato da quattro mostri) funge proprio da fiancale in uno dei passaggi degli stalli bassi del coro della cattedrale. ln tal caso riprenderebbe forza l'interpretazione morale della formella con le due dame e i due cavalieri - interpretazione, a mio avviso, comunque fuori di dubbio- e si ripropone con forza l'ipotesi che le due formelle siano state solo una parte di un complesso originariamente più ampio. lnfine un'ultima considerazione. ln alcuni casi, più a livello di voci di corridoio che di veri e propri interventi di analisi critica approfondira, si è messa in dubbio l'autenticità delle formelle. lo stesso con Sandra Barberi ho discusso e amichevolmente litigato più volte su questo argomento, anche alla luce dell'esistenza di diverse copie delle formelle eseguite dai Comoletti tra fine Ottocento e primo Novecento. ln realtà, al di là di tutte le possibili consi– derazioni relative ai materiali, allo stile, al significato delle formelle- conside– razioni sempre comunque almeno in parte soggettive e opinabili sia nell'una che nell'altra direzione- cio che mi è sempre parsa più convincente e asso– lutamente non falsificabile è il contesta storiografico in cui le formelle vanna inserite. 1 due bassorilievi sono, infatti, un vero e proprio catalogo sintetico di tipi, iconografie, modelli e dettagli formali tutti riconducibili a quello che individuiamo come il linguaggio di Stefano Mossettaz. Dai tralci di vite del cuscinetto di Tommaso II di Savoia, al cappella di Francesco di Challant, alle cinture a fuseruole di Tommaso II e della Madonna del Duomo di lvrea, alla coda avvoltolata a cerchio dei leoncini di Oger Moriset e di Aimone di Challant, alle basi dei capitelli del chiostro francescano, ai fiori quadrati in forma di primule della cintura di Francesco di Challant, alla testa di drago del frammento di sarcofago della stessa tomba, alla testa e alle ali d'aquila della targa araldica di Tommaso II, alle fitte quadrettature del fonda dei cuscinetti di Moriset, Aimone, Tommaso. Ora il problema è che questo contesta for– male, che potremmo fin quasi immaginare alla base di un vero e proprio libro di modelli di bottega, è il frutto di una lunga e faticosa - ancorché entusia– smante - ricostruzione che ha preso le mosse dalle ricerche condotte da me e da Domenico Prola in occasione della stesura della monografia sul castello di Fénis, tra il 1979 e il 1982, e che si è sviluppata poi nelle ricerche per l'orga-

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