Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2009
Costruttori di castelli 165 si per ferrature. Tre fiorini per il rnateriale e sei fiorini per illavoro di esecuzio– ne delle due finestre della sala. Sette travi a due grossi l'una per il pavirnento della camera vicina alla sala. Sei dozzine di assi a tre fiorini per un letto, per arcibanchi e per un "thaliet", termine che non sono in grado di interpretare. Altri acquisti riguardano sei libbre di chiodi per un totale di 9 grossi, mentre spese ulteriori sono quella di quattro fiorini per la fattura dei mobili; di otto denari per la serratura e le sbarre degli arcibanchi; di venti denari per la porta, la serratura e le sbarre della cantina sotto la stufa. Il conto cornplessivo arnrnontava ad un totale di 57 fiorini e 9 grossi pa– gati in parte ad Aimone Sornon, responsabile di tutti i lavori, in parte a Pierre Du Bois, responsabile di quasi tutte le forniture. Non ci sfugge ovviarnente corne questo Du Bois non sia altri che il segretario di Giacomo di Challant, autore della Chronique de Challant. Il capornastro rilasciava ricevuta per un arnrnontare di 35 fiorini e un grosso in data 14 febbraio 1462. Il Du Bois per un arnrnontare di 22 fiorini e 8 grossi. Il primo problerna di lettura cornplessiva che possiarno porci è quello dell'ubicazione esatta dei vani citati dai conti corne teatro dei lavori. Non si tratta di irnpresa sernplice e le risposte possibili non sono univoche. Siarno sicuramente nel corpo nord attorno alla sala. Questo è costituito, di fatto, da tre soli vani. Il primo, dotato di carnino ad est addossato alla grande "torre forte" duecentesca; il secondo, di dimensioni maggiori, è chiaramente la sala, ricostruita da Pietro di Bonino trent'anni prima e, verosirnilrnente, dotata di un'unica finestra crociata e di una finestra a rnezza croce verso sud. Oltre la sala, verso ovest, si trova infine un terzo vano che corne si è visto sembra anch'esso essere stato costruito nella campagna del 1430. Questo vano, oggi, appare privo di carnino. La presenza del carnino nel vano cornpreso tra la torre ela sala, secon– do me forza l'individuazione di quella che non potrebbe che essere la cuci– na. Tutte le difficoltà di identificazioni ulteriori nascono piuttosto dall'uso del termine "stuphà'. Questa di solito è un vano privo di riscaldarnento rna addossato ad un camino aperto su una stanza attigua: è in altri terrnini la "stube" di tutta l'architettura popolare alpina di cultura germanizzante. Ora nell'assetto del corpo nord dei Balivi nessuno dei tre soli vani esistenti puà rispondere a queste caratteristiche. Evidenternente pero "stuphà' in questo caso poteva significare anche la stufa vera e propria, vale a dire il "mobile" che nel rnedioevo, corne sappiarno, di solito tutt'altro che mobile era, essendo una struttura spesso in rnuratura di notevole peso e di una certa cornplessità. Se noi irnrnaginiarno che il problerna fosse quello di dotare di una stufa la cu-
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