Bibliotheque de l Archivum Augustanim - 01/10/2009
Costruttori di castelli 173 seconda conte di Challant, figlio di Amedeo di Aymavilles e Luisa di Miolans. La frase è citata esplicitamente là dove si descrive la lastra tombale terragna che Giacomo vuole posta sulla sua tomba. La lastra, "lapis marmoreus, sive de alabastro, vel metallo", dovà essere "cum inscriptione et scultura armorum suorum et sue librate: «TOUTE MONDE »" 334 • Conferma indiretta di questa funzione originaria del motto è nel Du Bois, che ricarda come "Toutmonde" fosse anche il soprannome dell'aralda personale di Giacomo 335 , seconda una prassi abbastanza corrente che clava ali'aralda o il nome del feudo, oppure il nome dedotto da una delle imprese araldiche. Sempre dai Du Bois veniamo a sapere che anche la colomba era figura di identificazione personale del conte Giacomo, tanto da apparire come brisura sullo stemma del suo ramo famigliare, quello degli Challant Aymavilles e tan– ta da aver dato origine ad una ballata celebrativa: "Pour ce que, de difference des armes pures de Challand, Jacques de Challand pourtoit une collombe blanche, en la barre noire fust faicte une ballade moralle comme s'ensuit" 336 • Si deve osservare che, in questa fase, il mono sembrerebbe traducibile con la frase "Tutto e mondo" - e non "tutto è mondo" - e che nessuna fonte coeva, a nostra conoscenza, verso metà secolo, cita la seconda parte del motto. Il motto completa appare invece nel "Miroir pour les enfants de Chal– lam" del cortile di Issogne, al centro della parete principale di fronte all'in– gresso. Siamo sicuramente sotta la committenza di Giorgio di Challant, ma sicuramente oltre ill495, anzi, molto probabilmente oltre il 1500. Anche in questo caso il motto è dato in forma di rebus, ma invece di presentare due volte la figurina simbolica del mondo, la presenta solo una volta, posta pero in modo che la si possa usare due volte. La parte superiore della croce è poi racchiusa all'interno di un triangolo che la storiografia ecclesiastica valdostana ha interpretato solitamente come immagine della parola "Dio". "Dio è tut– ta e il mondo non è niente". Ora questo scioglimento del rebus insito nella rappresentazione del motto di Issogne non ha, a mio avviso, nessun appiglio documentario. Non solo; si puà osservare come il triangolo che racchiude la croce nel rebus di Issogne sia un triangolo isoscele, mentre nei casi, per altro molto meno frequenti di quanta non si creda, in cui Dio è connesso in quai- 334 ZANOLLI O. Les testaments des seigneurs de Cha/fant, IAosra 1974, p. 274. Volendo si porrebbe anche fanrasricare sul fatto che nel 1458 Mosserraz era ancora in vira e che quindi pensando ad una lasrra rerragna per la sua tomba Giacomo avesse ben presenre chi avrebbe poruro realizzarla. 335 Du BOIS P. Chronique de la maison de Cha/fant (a cura di O. ZANOLLI), in Mn. IV 1970 p. 95. 336 Ibidem p. 113.
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